È Lamborghini, seguita da Vodafone e Ferrari, l’azienda preferita dai neolaureati italiani: è quanto emerge dall’Employer of Choice Survey 2013, indagine promossa su un campione di 9340 neolaureati e laureandi di 63 Atenei italiani dalla Fondazione Emblema – la cui mission è lo sviluppo e la valorizzazione del capitale umano, attraverso iniziative di raccordo tra il mondo della formazione e quello dell’impresa.
Tommaso Aiello, ceo della Fondazione Emblema commenta: “Questi risultati – raccolti durante l’ultima edizione della Virtual Fair – sono, in parte, una conferma relativa al ruolo sempre più importante che gli uffici placement delle università stanno assumendo. Non è un caso che nella classifica troviamo aziende che abitualmente dialogano con gli atenei. Mai come in questo momento, caratterizzato da livelli di disoccupazione altissima e grande incertezza, i ragazzi sentono l’esigenza di farsi guidare e orientare al mondo del lavoro. E, in questo senso, iniziano a vedere nelle Università un alleato. D’altro canto le aziende che hanno capito l’importanza del placement cominciano a vivere gli Atenei come una reale fucina di talenti”. Se ai primi posti salgono realtà che hanno amplificato la propria attività con gli Atenei, immediatamente ‘sottopodio’ troviamo realtà con una lunga storia in questo mondo: al quarto posto Eni, seguita da Intesa, L’Oréal e Barilla. Chiudono la top ten P&G, Ferrero e Tetra Pak.I ragazzi indicano ai primi posti nelle motivazioni che guidano la scelta del best employer la possibilità di crescita professionale, l’ambiente di lavoro e la notorietà del brand. Forse sull’onda dell’incertezza che la crisi ha portato nel mondo del lavoro, diminuisce invece rispetto al passato la richiesta di stabilità contrattuale e l’importanza dell’ubicazione geografica: si è disposti, insomma, a ‘fare la valigia’ e si ha coscienza che il ‘posto fisso’ è ormai scomparso dal dizionario del lavoro moderno. L’indagine restituisce una fotografia puntuale anche su alcuni dei parametri e sulle modalità che guidano i più giovani nella scelta del futuro datore di lavoro. I laureati del campione – poco più che ventiquattrenni - dichiarano di cercare aziende che garantiscano possibilità di formazione continua (81,2%), in un ambiente di lavoro piacevole, magari con orario flessibile (75,4%). Seguono la ricerca di affermazione professionale e la possibilità di fare carriera, godendo di un’alta retribuzione: parametri che guidano sette laureati su dieci. In pochi inseguono l’autonomia (risposta data solo dal 20%), il prestigio sociale (12,3%) e il tempo libero (11%). La ‘generazione y’ appare anche attenta rispetto alle competenze da maturare per darsi una reale chance di ingresso nel mondo aziendale: i giovani laureati sono oramai coscienti che – indipendentemente dal tipo di ruolo o divisione aziendale sia di loro interesse - è fondamentale la perfetta conoscenza delle lingue straniere - indicata come priorità dall’83,6% del campione - e la disponibilità a periodi di stage in azienda, durante i quali maturare esperienze dirette (75,5%). Sanno di doversi laureare in corso, possibilmente con un voto di laurea eccellente. Un intervistato su due ritiene che diano più chance di trovare lavoro le facoltà scientifiche e molti (45,3%) pensano di dover puntare su un master e utilizzare i social network come strumento di contatto (45%).I social network – nonostante siano uno dei mezzi su cui molti HR manager stanno puntando - non vengono invece ancora considerati dai ragazzi come un canale efficace per trovare informazioni sui potenziali datori di lavoro. Solo il 30,8% infatti ritiene di potervi trovare informazioni utili. A parte questo dato, rispetto alle modalità con cui si cerca lavoro, l’indagine restituisce una fotografia prevedibile: crolla inesorabilmente l’uso della carta stampata e delle guide cartacee come mezzo utilizzato per la selezione di annunci (strumenti usati solo dal 23,2% del campione); mentre cresce la ‘fiducia’ nelle università che con gli uffici placement diventano un punto di riferimento per capire quale strada imboccare (li ‘usa’ più del 35% del campione). Una fetta importante continua a credere nel passaparola classico e si fida delle info che vengono da conoscenti che lavorano presso le aziende (59,2%) e la fetta più grande studia i siti aziendali e gli annunci di lavoro sul web (rispettivamente 65% e 76,4%).Andando nel dettaglio dei ranking settoriali, si ‘laurea’ best employer del settore moda il colosso francese LVMH, seguito da Diesel e Calzedonia. Nella GDO si attestano L’Oréal, P&G e Decathlon; nella Consulenza Capgemini, Altran e KPMG; nel settore Chimico farmaceutico si confermano Angelini, Johnson& Johnson e Bayer, nella finanza Unicredit, Intesa e BNL.Infine, l’indagine rivela anche un dato interessante rispetto all’autoimprenditorialità, frenata dalla mancanza di fondi: il 40% dichiara infatti di aver accarezzato l’idea di ‘mettersi in proprio’, ma di non aver ancora trovato forme di finanziamento, e quasi la metà del 60% che dichiara di non prendere in considerazione il fare impresa, indica come motivazione l’assenza di credito.
Classifica BEST EMPLOYER OF CHOICE1 Lamborghini2 Vodafone3 Ferrari4 ENI5 Intesa 6 L’Oréal7 Barilla8 P&G9 Ferrero10 Tetra Pak.