Gli idraulici sono tra i professionisti più richiesti - Archivio
Meno auto aziendali, meno smartphone e più flessibilità oraria. Sono questi, secondo una recente indagine di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale altamente qualificato, le richieste dei lavoratori italiani. Dal sondaggio condotto tra oltre 2.500 candidati, emerge un quadro molto chiaro: i lavoratori italiani preferiscono la flessibilità oraria (42% degli intervistati), i premi immediati (buoni shopping soprattutto con il 30%) e lo smart working (21%). Meno importanti sembrano essere, invece, l’auto aziendale, l’assistenza sanitaria e il sostegno alla natalità, scelto solo dal 7% dei professionisti interpellati, compresi in una fascia di età tra i 25 e i 50 anni. Sono i più giovani a preferire lo smart working e la flessibilità oraria, a discapito del sostegno alla natalità. Ed è una scelta che non sorprende più di tanto. Nell’epoca del remote working e di una generazione che si è avvicinata al mondo del lavoro in modalità ibrida, quasi nessuno desidera rinunciarvi completamente. Il lavoro agile non è stato scoperto durante il , ma sicuramente la situazione ne ha amplificato l’uso. Era già tra i progetti delle aziende italiane e molti giovani lavoravano da casa o da luoghi che non fossero il canonico ufficio, anche prima della pandemia. A essere aumentata in questi mesi è la frequenza con cui Generazione Z e Millennial fanno smart working ed è una grande occasione per migliorare la conciliazione vita-lavoro desiderata. Una parte dei voti dei più giovani – forse a causa dell’emergenza Covid-19 – ha dimostrato anche grande interesse per l’assistenza sanitaria. Molto basso l’interesse ricevuto per il sostegno alla natalità, un benefit scelto principalmente da over 40.
L'Italia deve investire sul lavoro
Bain & Company ha presentato una nuova ricerca globale sulle tendenze che stanno modellando il mondo del lavoro: The Working Future. Questo report è frutto di un sondaggio condotto da su oltre 20mila lavoratori in dieci Paesi: Stati Uniti, Cina, Germania, Francia, Italia, Giappone, India, Indonesia, Nigeria e Brasile, economie che rappresentano circa il 65% del Pil globale. L'Italia è indietro: il livello di soddisfazione professionale degli italiani è agli ultimi posti e i lavoratori under 35 risultano tra i più stressati al mondo. Il 58% dei lavoratori a livello globale ritiene che la pandemia abbia rappresentato un punto di rottura, costringendo le persone a ripensare l'equilibrio tra lavoro e vita personale. Tenendo conto di queste tendenze, sono state individuate tre aree in cui le aziende che vorranno avere successo dovranno investire. In primo luogo, queste realtà passeranno dall'essere "a caccia di talenti" a “sviluppatori di talenti”: questo richiede investimenti di scala nella formazione e nella creatività, concentrandosi sui percorsi di carriera delle risorse e coltivando una mentalità di crescita all’interno dell’organizzazione. In secondo luogo, le aziende leader dovranno spingere i dipendenti a lavorare sulle capacità personali e a costruire una carriera che corrisponda alla loro idea soggettiva di vita.
Le tendenze per il 2022
Sono passati circa due anni dall’esplosione della pandemia e in questo lasso di tempo sono avvenuti cambiamenti enormi nel mercato del lavoro. Secondo Ilo Monitor, nel solo 2020 si sono persi 114 milioni di posti di lavoro. Ora, a livello globale, i disoccupati sono circa 220,5 milioni. Lo scenario non è dei più incoraggianti. Tuttavia, le aziende che sono state in grado di districarsi tra le sfide presentate dalla pandemia ci sono riuscite adattando le proprie strategie ai cambiamenti e accompagnando le persone durante questa trasformazione epocale. Ora che il 2022 è iniziato, le aziende devono puntare l’attenzione sulla creazione di un’organizzazione a prova di futuro, un’organizzazione, cioè, capace di immaginare nuovi modi di lavorare che funzionino per tutti: dipendenti, clienti, partner. Secondo Cornerstone, burnout professionale, mancanza di visibilità sulle opportunità di carriera e differenze salariali giocano un ruolo fondamentale nella decisione di un dipendente di cercare lavoro altrove. Le opportunità di avanzamento interno sono e rimarranno una priorità, ma queste soluzioni non risolveranno tutte le richieste di posizioni aperte. Per riempire gli 11 milioni di posizioni aperte in conseguenza del Great Hiring, saranno necessarie nuove assunzioni. La velocità del cambiamento nell’ambiente di lavoro attuale è incredibile. A causa in gran parte dei cambiamenti epocali nel business e dei bisogni creati dalla pandemia, il 50% dei lavoratori avrà necessità di nuove competenze per poter svolgere al meglio il proprio lavoro, secondo una recente indagine di Gartner. In tutte le aree aziendali, le persone sono costrette non solo ad affinare le competenze che già possiedono, ma anche a svilupparne di nuove per restare al passo con le aspettative riposte nel loro ruolo o nel loro settore. Quando hanno a disposizione adeguate risorse formative, le persone si sforzano in modo più coordinato di apprendere nuove competenze con il proprio ritmo. Questo è ciò che si definisce apprendimento autogestito. La popolarità dell’apprendimento autogestito va oltre l’interesse all’aggiornamento finalizzato ai progressi nella carriera: infatti, molte persone sono concentrate sulle competenze personali, sulla formazione Deib (Diversity, Equity, Inclusion and Belonging) e altri argomenti che hanno a che fare con l’empatia. Sempre più spesso l’intelligenza artificiale è uno strumento usato nei dipartimenti Risorse Umane, per esempio per l’acquisizione di talenti e per la formazione e sviluppo, ma la tecnologia non è usata al suo pieno potenziale per tutta la forza lavoro.
Nel 2021 sei imprese su dieci hanno programmato assunzioni
Nel 2021, sei imprese su dieci dell’industria e dei servizi hanno programmato assunzioni (a fronte del 58,8% del 2019); 4,6 milioni le entrate previste (+0,5% rispetto a prima della pandemia); crescono in tutti i settori e sono sempre di più difficile reperimento le ricerche di personale specializzato, mentre diminuiscono le richieste per le professioni impiegatizie e la domanda di diplomati e qualificati; la difficoltà di reperimento è in aumento per quasi tutti i profili professionali. È lo scenario delineato dal Bollettino annuale 2021 del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, che mostra chiaramente come i driver principali delle trasformazioni in atto siano le competenze digitali (il 71% delle imprese ha investito in trasformazione digitale nel 2021) e la transizione verso un’economia più sostenibile (il 53% investe in competenze green). «La ripresa dell’economia – spiega il presidente di Unioncamere, Andrea Prete - porta con sé una ripresa anche per l’occupazione. Ma permane il gap tra domanda e offerta di lavoro che ha diverse ragioni. Per i profili più qualificati c’è indubbiamente una carenza numerica ed è fondamentale per questo lavorare sull’orientamento all’interno dei percorsi scolastici. Per i profili meno qualificati, invece, un tema chiave è quello dell’esperienza e occorre insistere sulla utilità per i giovani di avere, già dalla scuola, un primo contatto con il mondo del lavoro e di sperimentare sul campo le proprie inclinazioni e abilità».
I professionisti più richiesti sul web l'anno scorso
ProntoPro.it, marketplace di riferimento per domanda e offerta di servizi professionali, ha stilato attraverso il suo Osservatorio sul mondo dei servizi l’annuale classifica dei professionisti più richiesti on line nel 2021 attingendo a un database di 600mila liberi professionisti e aziende iscritti al portale. Le temperature estive record, ma anche gli incentivi offerti dal governo, hanno regalato agli installatori di aria condizionata il primo posto nella classifica dei professionisti più richiesti sul web nel 2021. Altri lavoratori impegnati nella manutenzione della casa, ristrutturatori e idraulici, occupano il secondo e il terzo gradino del podio. Dog sitter e addestratori canini conquistano il quinto posto, un possibile segnale dell’aumento di adozioni dovuto alla solitudine da Covid-19. La scelta di investire sulla casa e sulla cura del proprio animale domestico ha portato al taglio su altre spese: solo due professioni dedicate al benessere e alla cura della persona resistono nella classifica dei dieci professionisti più richiesti nel 2021. Gli psicologi perdono tre posizioni rispetto al 2020, anno in cui hanno visto impennarsi la domanda a causa delle problematiche generate dall’insorgere della pandemia e dei conseguenti lockdown. Anche i personal trainer rimangono nella coda della classifica, la riapertura delle palestre potrebbe aver giocato un ruolo nel calo della domanda.