Secondo l’Osservatorio di E-work, nel nostro Paese il 35% di chi cerca lavoro utilizza Facebook per trovare nuove opportunità di carriera e mettersi in contatto con le aziende che sono alla ricerca di personale. Di questi il 53% sono uomini e il 47% donne. La maggior parte sono residenti al Nord (62%) e tra questi il 28% a Milano. Gli stranieri rappresentano il 16% del totale. La fascia di età che più utilizza Facebook per cercare lavoro è quella tra i 26 e 45 anni (37%), seguita a ruota dagli utenti con età compresa tra i 18 e i 25 anni (35%) e da quella degli over 45 (28%).
«Insieme ai siti, ai portali e alle App dedicate al mondo del lavoro, i social network rappresentano un’ottimo strumento per chi cerca un’occupazione on-line. Linkedin resta ancora oggi il punto di riferimento principale ma Facebook sta diventando uno strumento sempre più importante a disposizione di chi è alla ricerca di un nuovo lavoro. Nei prossimi anni prevediamo poi, come già accade all’estero, che verranno sempre più utilizzati anche Youtube e Twitter», afferma Paolo Ferrario, presidente e amministratore delegato di E-work Spa.
Oggi i candidati che in Italia utilizzano Facebook per cercare lavoro si occupano nella maggior parte dei casi di: Marketing e Comunicazione (32%), It (24%), Risorse Umane (15%) e Amministrazione (12%).
«Il miglior consiglio per chi cerca lavoro in rete è quello di puntare ad una politica di trasparenza. I social media hanno una funzionalità circolare. Per chi cerca lavoro rappresentano una chiave per entrare in contatto con il mondo dei recruiter. A noi professionisti, i social vengono in soccorso per avviare la scelta del miglior profilo ma servono anche per selezionare e quindi tagliare le candidature - prosegue Ferrario -. A volte i selezionatori decidono infatti di escludere dei potenziali candidati proprio dopo aver consultato i loro profili on-line. I social rappresentano quindi la classica arma a doppio taglio, anche perché il focus sui profili dei candidati viene effettuato non soltanto in una fase preliminare ma spesso anche dopo un colloquio di selezione: in questo caso, 55 volte su 100 il profilo social fa cambiare idea al responsabile della selezione e il candidato, con un piede già sul posto di lavoro, viene escluso. Dunque la regola è: trasparenza e correttezza prima di tutto».
Secondo l’Osservatorio dell'Agenzia per il lavoro, il 35% lo utilizza per trovare nuove opportunità di carriera e mettersi in contatto con le aziende che sono alla ricerca di personale
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