mercoledì 26 novembre 2014
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Ultimi giorni per decidere se andare prima in pensione. Un’opportunità che non spetta a tutti i lavoratori, ma soltanto alle lavoratrici (solo donne) dipendenti che possono avvalersi della c.d. ‘opzione per il contributivo’, introdotta dalla riforma Maroni del 2004. Scade il 30 novembre, infatti, il termine per esercitare la facoltà che consente loro di anticipare la pensione a patto di optare per il suo calcolo interamente con la regola “contributiva”. La facoltà avrebbe dovuto avere scadenza il 31 dicembre 2015; ma poiché l’Inps sostiene che, entro quel termine, deve essere maturata anche “la decorrenza” della pensione applicando le vecchie “finestre”, viene a determinarsi un anticipo dei termini di 12 mesi. Le impiegate pubbliche hanno un mese in più per rifletterci, cioè fino al 30 dicembre. In ogni caso, come accennato, si tratta di decidere se farsi calcolare la pensione con la regola contributiva in cambio del lasciapassare per andare prima in pensione, cioè all’età di 57 anni e tre mesi. I numeri dicono che la facoltà ha avuto un interesse crescente negli anni, probabilmente anche a causa della lunga serie di riforme che in questi anni hanno ristretto i requisiti di accesso alla pensione. A fine settembre si contano 8.652 domande presentate contro le 56 dell’anno 2009, le 518 del 2010, le 1.377 del 2011, le 5.646 del 2012 e le 8.846 nel 2013 (dati Inps).La misura interessa solo le donne, sia del settore pubblico sia del privato, appartenenti al c.d. regime “misto” delle pensioni. Ciò vuol dire che interessa solamente le lavoratrici che si sono occupate entro il 31 dicembre 1995 e che entro tale data possono fare valere contributi per meno di 18 anni (cosa che invece le avrebbe fatte restare nel regime retributivo, almeno per le anzianità fino al 31 dicembre 2011), così da avere diritto alla pensione calcolata in parte con il sistema “retributivo” (anzianità fino al 31 dicembre 1995) e in parte con quello “contributivo” (anzianità dal 1° gennaio 1996). A tali donne, dunque, è offerta la facoltà di conseguire prima la pensione in presenza cioè di almeno 35 anni di contributi e un’età non inferiore a 57 anni e tre mesi (lavoratrici dipendenti) ovvero 58 e tre mesi (autonome). Unica condizione: optare per il calcolo di “tutta” la pensione con la regola contributiva. Secondo i dati dell’Inps al 30 settembre le domande presentate sono state ben 8.652 con una crescita esponenziale dopo la riforma Fornero. In effetti, dalle 56 pensioni liquidate nel 2009 si è passati a 518 nel 2010, a 1.377 nel 2011, a 5.646 nel 2012 e a 8.846 nel 2013.L’opzione donne ha passato indenne la tagliola della riforma Fornero che ha allungato l’età di pensione a 63 anni e 9 mesi (dipendenti del settore privato) e a 66 anni e 3 mesi (impiegate pubbliche). Nella circolare n. 35/2012 l’Inps ha precisato che le lavoratrici possono avvalersene soltanto se, entro il termine del 31 dicembre 2015, riescono a ricevere la liquidazione della pensione (cioè la decorrenza) e non solamente a maturare i requisiti (cioè il diritto). In pratica, nel calcolo del termine per l’opzione (31 dicembre 2015), deve tenersi conto anche della “finestra mobile” di 12 mesi per i dipendenti e 18 mesi per gli autonomi. Ragion per cui l’ultima occasione per esercitare l’opzione è fissata alle seguenti scadenze: •    31 maggio 2014 per le lavoratrici autonome (ormai scaduta); •    30 novembre 2014 per le dipendenti del settore privato (perché il diritto alla pensione scatta il primo giorno del mese seguente a quello di maturazione dei requisiti aggiungendo altri 12 mesi per effetto della “finestra”); •    30 dicembre 2014 per le dipendenti del settore pubblico (perché il diritto alla pensione scatta il primo giorno seguente a quello di maturazione dei requisiti aggiungendo 12 mesi di “finestra”).Vale la pena ricordare che le stringenti regole dell’Inps non sono state modificate nemmeno a seguito di due risoluzioni approvate da camera e senato. Per tale ragione è sorto un “Comitato opzione donna” che ha promosso la Class action contro l'Inps. Il problema, a quanto pare, è di natura finanziaria: sull’estensione, infatti, non ci sarebbe l’ok della ragioneria dello Stato che chiede la copertura per quattro anni. Le potenziali beneficiarie che restano fuori sarebbero circa 6 mila donne.
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