Conoscere e valorizzare le diversità, differenziare per arricchire: è questa la premessa da cui nasce il Diversity Management, pratica nata intorno agli anni ’90 negli Stati Uniti che si sta diffondendo, negli ultimi anni, anche in Italia. InfoJobs.it, la principale realtà italiana ed europea nel settore del recruiting online, ha condotto un sondaggio sul Diversity Management, indagando sul livello di conoscenza di questa politica aziendale fra i lavoratori italiani e analizzando lo scenario attuale.Il Diversity Management nasce dal concetto di valorizzazione delle diversità delle risorse presenti in azienda, per offrire a tutti le stesse opportunità, aumentare la motivazione dei singoli, migliorare il clima aziendale e ottenere, così, risultati e performance aziendali superiori.Se nel sentire comune la voglia di un contesto lavorativo incentivante e premiante che valorizzi le proprie peculiarità è fondamentale, c’è ancora un’ampia fetta di lavoratori e dirigenti d’azienda che ignora modalità e vantaggi di tale pratica e alla domanda su cosa sia, si interrogano sul suo significato.
Diversity Management: quanto lo conosciamo?Dal sondaggio di InfoJobs.it, infatti, emerge che quasi il 47% degli intervistati non conosce il significato dell’espressione Diversity Management. Se quasi la metà del campione non sa di cosa si tratti, il 41% non è a conoscenza del fatto che la propria azienda applichi politiche di Diversity Management. Altro dato importante che emerge dal sondaggio è che il 32% di coloro che conoscono questo principio gestionale, lavora in aziende che non praticano alcuna politica di Diversity Management. Il restante 26% dei lavoratori dichiara di conoscere e di vedere praticato il Diversity Management nella propria azienda, ma è solo il 12% delle aziende a praticarlo in maniera continuativa, l’8% lo attua solo per alcuni inquadramenti contrattuali e il 6% sporadicamente. Le politiche di Diversity Management sono considerate efficaci soltanto dal 10% dei lavoratori, mentre il 61% del campione le giudica carenti e non strutturate e il 30% migliorabili.
Pari opportunità: per molti solo un sognoUn’attenzione paritaria per le propensioni personali, per le proprie attitudini e gli incentivi per aumentare la soddisfazione dei lavoratori resta ancora un miraggio per gli italiani. Dal sondaggio emerge, infatti, un dato significativo quanto impressionante: quasi un italiano su due (49%) non ritiene che nella propria realtà lavorativa ci siano pari opportunità,. Gli altri si dividono tra coloro che ritengono si possa fare di meglio (14%), coloro che vedono le pari opportunità almeno sulla carta (27%) e quelli che invece sono convinti della loro applicazione effettiva (10%).
Uguaglianze e disuguaglianze: le categorie che andrebbero tutelateQuanto alle categorie da tutelare maggiormente, secondo gli intervistati sono le donne con i figli (42%) e le donne in generale (38%), seguite dai giovani alla prima occupazione (34%) e dai diversamente abili (32%). Il 17% degli italiani intervistati ritiene che gli extracomunitari siano una categoria che necessita di maggior tutela, il 7% che lo siano gli omosessuali e il 6% coloro che professano una religione diversa da quella cristiana. Rimane un margine del 25% per altre categorie da tutelare.
Valorizzare, tutelare e incentivare: l’atteggiamento delle aziende visto dai lavoratoriLa percezione comune è che rimangano molte zone buie nel campo della tutela dei lavoratori, tanto che il 59% degli intervistati ritiene che la propria azienda non offra alcuna crescita o tutela ai propri dipendenti. Solo il 10% degli italiani, secondo questo campione, lavora in aziende che ascoltano i bisogni dei lavoratori e soltanto l’8% sente di poter esprimere al meglio il proprio potenziale. Il 27% degli intervistati si è visto assegnare un ruolo indipendentemente dalle proprie caratteristiche personali. Ci sono, però, anche delle condizioni intermedie in cui l’azienda favorisce la crescita professionale tramite corsi e incentivi (11%) e in cui l’integrazione viene favorita come arricchimento per i dipendenti (9%).
Il Diversity Management visto dai lavoratori: le politiche per renderli feliciL’ultima domanda del sondaggio ha visto protagonisti i lavoratori e i loro desideri per conoscere come vorrebbero che fosse applicato il principio del Diversity Management in azienda. Il 52% degli intervistati vorrebbe che fossero organizzati dei corsi di formazione e il 45% troverebbe utile la pratica di scambio temporaneo dei ruoli. Due lavoratori su cinque (40%) apprezzerebbero la possibilità di avere un orario flessibile e uno su cinque (21%) vorrebbe veder valorizzate tramite borse di studio – o incentivi - le persone con un alto potenziale. Anche cambiamenti di contesto, come trasferimenti per brevi periodi, e uno sviluppo della leadership femminile fanno parte delle politiche che riscuoterebbero successo (entrambe al 22%).
“Credo che dati come quelli emersi dal nostro sondaggio possano essere di forte stimolo per i responsabili delle risorse umane in azienda”, afferma Vittorio Maffei, Managing Director di InfoJobs.it. “I risultati evidenziati delineano un contesto nel quale regna la disinformazione riguardo al Diversity Management e di media insoddisfazione da parte dei lavoratori nei confronti delle politiche attuate dalle proprie aziende. Ascoltare le esigenze dei propri dipendenti, offrire vantaggi e incentivi tarati sulle peculiarità del singolo e mostrarsi non solo reattivi ma soprattutto proattivi nei confronti delle politiche di Diversity Management è un modo per migliorare la produttività e motivare le persone, motore trainante e asset strategico delle aziende”, conclude Maffei.