Gli immigrati con disabilità rappresentano "una categoria in progressiva crescita tra gli iscritti agli elenchi provinciali" del collocamento mirato: da 7.073 del 2008 si è passati a 11.600 nel 2011. Un terzo di questi sono donne. I dati sono quelli rilevati dall'ultimo monitoraggio effettuato dall'Isfol per conto del ministero del Lavoro sulla legge 68 del 1999, "Norme per il diritto al lavoro dei disabili". La VI relazione dell'Isfol sul tema dice anche che "la distribuzione territoriale delle iscrizioni riflette la dislocazione territoriale degli extracomunitari in genere": si privilegiano le aree del Nord Ovest e del Nord Est, dove ci sono mercati del lavoro più ricettivi. A differenza di quanto si rileva per altri beneficiari, il più alto numero delle iscrizioni insiste sulle medesime aree territoriali degli avviamenti, che nel biennio 2010-2011 passano dai 622 del 2010 ai 693 del 2011. In entrambi gli anni, un terzo degli avviamenti riguarda le donne.Quello degli immigrati disabili, al pari di quello delle donne, è un target che l'Unione europea, con la strategia Europa 2020, raccomanda di prendere in considerazione con particolare attenzione (e che è stato introdotto come oggetto di analisi specifica già nella IV relazione al Parlamento sulla legge 68), poichè a rischio di doppia discriminazione.
PIU' DONNE CON DISABILITÀ AVVIATE AL LAVOROSono meno degli uomini le iscritte al collocamento mirato. Mentre in generale si registra una contrazione sia per gli uomini che per le donne nel biennio 2010-2011, si conferma comunque l'inferiorità numerica delle iscritte rispetto agli uomini (382.226 nel 2010, pari al 48,7%, e 328.382 nel 2011, pari al 48,1%). Invariata la distribuzione geografica delle iscrizioni: più consistente al Sud ed Isole, quindi al Centro, seguito dal Nord Ovest e dal Nord Est. Quanto agli avviamenti, la percentuale di donne avviate nel biennio 2010-2011 aumenta sensibilmente in tutte le tipologie a eccezione della chiamata numerica. Sono 8.862 gli avviamenti complessivi di donne con disabilità nel 2010 (pari al 39,6% di tutti gli avviamenti), che aumentano a 8.902 (40,4%) nell'anno successivo. La maggior parte degli avviamenti femminili sono da attribuire alla richiesta nominativa e alla convenzione di programma, con alcune differenze territoriali. Le risoluzioni di contratti, con specifiche territoriali, riguardano in percentuale maggiore gli uomini e toccano in misura rilevante, a differenza del passato, i contratti a tempo indeterminato.Le donne con disabilità possono trovarsi a far fronte a una doppia forma di discriminazione: una connessa algenere, risultato di fattori sociali e culturali non ancora superati, un'altra legata alla condizione di disabilità. Per questo la strategia Europa 2020 indica di prendere come riferimento, nel monitoraggio sull'inclusione lavorativa, questo target oltre a quello degli immigrati. Cosa che l'ultima relazione sullo stato di applicazione in Italia della legge 68/99. "Norme per il diritto al lavoro dei disabili" non manca di fare.La VI relazione, curata dall'Isfol per conto del ministero del Lavoro e di recente presentata al Parlamento, è svolta su base nazionale e regionale, si concentra sul biennio 2010-2011 e restituisce informazioni anche "in chiave di genere". "Vedere le cose da questa prospettiva impone di individuare le esigenze della donna con disabilità", dicono i curatori.