«Crisi economica e mercati finanziari: quali sviluppi nel 2009?». È la domanda a cui hanno tentato di rispondere, ieri, gli iscritti all’Aiaf, l’Associazione italiana degli analisti finanziari nel loro appuntamento di fine anno. La giriamo al presidente dell’Associazione, Gregorio De Felice, responsabile del servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.
Tra i possibili «sviluppi» c’è anche l’uscita dal tunnel?Questa recessione ha caratteristiche uniche. Perché rappresenta una discontinuità rispetto a un periodo di crescita formidabile, basato su una disponibilità di credito sinora mai verificatasi.
Quella stessa disponibilità che ha determinato prima il formarsi e poi l’esplodere della bolla finanziaria...E che ha garantito una crescita superiore a quella che avremmo dovuto avere restando ancorati ai parametri della cosiddetta economia reale. Quel modello non è più replicabile. Si tornerà cioè ad una crescita sostenibile.
Con quali effetti?La riduzione dell’eccessivo indebitamento e una crescita più stabile.
Il motore dello sviluppo, cioè, non sarà più l’abbondanza di liquidità?Esattamente.
E da cosa sarà sostituito?Probabilmente dall’arrivo di una nuova fase di accelerazione tecnologica che ruoterà intorno all’eco-compatibilità e all’energia verde.
Nel frattempo, lo affermano le principali autorità economiche, attraverseremo un anno difficilissimo. I governi e le autorità monetarie hanno fatto abbastanza per affrontare la crisi?I governi di tutto il mondo stanno mettendo a disposizione dell’economia e della finanza una quantità di denaro impressionante: complessivamente, 400 miliardi per ricapitalizzare le banche, 500 per sostituire i «titoli tossici», 2mila miliardi di garanzie per banche e bond. A questi si devono aggiungere 1.000 miliardi di interventi nella spesa pubblica. È una cura da cavallo che, seppur lentamente, aiuterà il sistema a ripartire. E la Fed presto taglierà ancora i tassi.
Da questa crisi ne usciremo?L’inizio del 2009 sarà durissimo ma ce la faremo.
L’Europa riuscirà a trovare una linea comune per gestire la crisi o assisteremo a un ritorno protezionistico?Il rischio protezionismo, quello che nel ’29 provocò una recessione non comparabile con quella attuale – allora il Pil crollò del 10% – effettivamente c’è. I Paesi dell’Ue stanno varando i loro piani singolarmente.
Cosa serve?Un coordinamento efficace. E una decisione condivisa sulla sospensione temporanea del Patto di stabilità per quel che riguarda il rapporto deficit Pil: è necessario sforare la soglia del 3% come prevede lo stesso patto per i casi «eccezionali». E questa è una crisi «eccezionale».