È pronto per essere riaperto il cantiere su lavoro, ammortizzatori sociali e pensioni. Tutti capitoli sul tavolo del Ministero guidato da Enrico Giovannini e che, alla ripresa dell'attività del nuovo anno, saranno
riaffrontati. Si comincia
giovedì 9 con un incontro con le parti sociali che il ministro ha convocato alle 17 nella sede di via Flavia per avviare il confronto con le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali sugli ammortizzatori sociali e i fondi bilaterali. Questi capitoli saranno oggetto di interventi con il cacciavite, come ha più volte detto lo stesso ministro, senza cioè nuove riforme complessive. Sul fronte delle pensioni, entro gennaio sarà presentato ai sindacati un progetto di 'manutenzione' della relativa riforma, con l'obiettivo di introdurre elementi di flessibilità sia per chi vuole lasciare in anticipo il lavoro rispetto ai requisiti necessari sia per le imprese che intendono ringiovanire il proprio personale. Tra le ipotesi rientrerebbe quella del cosiddetto 'prestito pensionistico', uno schema che il ministro aveva ventilato già la scorsa estate: si tratterebbe per chi vuole lasciare il lavoro anticipatamente, per esempio un paio di anni prima del pensionamento effettivo, di ricevere un assegno (potrebbe essere l'80% dello stipendio) pagato dall'Inps eventualmente con il contributo della stessa azienda, che poi dovrà ripagare negli anni successivi. Ossia, una volta in pensione, dall'assegno previdenziale verrebbe trattenuta una certa percentuale (potrebbe essere tra il 10 e il 15%).Sul fronte degli ammortizzatori sociali, invece, si punta innanzitutto a cambiare la prospettiva e a guardare con maggiore attenzione alle politiche attive (di qui la riforma dei Centri per l'impiego). Sul tavolo del confronto del 9 ci sarà anche l'estensione dell'automatismo delle prestazioni ai parasubordinati. Per la cig in deroga la stretta è già nero su bianco: da quest'anno, infatti, il limite massimo di durata sarà di 12 mesi in un 'biennio mobile' (cioè non solare), per tutto il territorio nazionale. Il limite massimo sarà di otto mesi per il 2014 e di sei mesi per il 2015 e per il 2016. Da gennaio, inoltre, imprese e lavoratori dei settori che non hanno la cassa ordinaria e straordinaria dovranno fare i cosiddetti fondi di solidarietà bilaterali, versando contributi (lo 0,5% della retribuzione per il fondo residuale all'Inps) che diano la possibilità, nel momento della crisi, di erogare prestazioni.C'è poi il capitolo lavoro in senso stretto. Sempre entro gennaio, come annunciato da Giovannini nelle scorse settimane, verrà presentato un disegno di legge delega per avviare la definizione di un Testo unico delle norme sul lavoro, previsto dal piano Destinazione Italia. Obiettivo definire anche delle semplificazioni amministrative per le imprese e quindi per le assunzioni, aprendo anche su questo un confronto con le parti sociali e i consulenti del lavoro. Sul Job act e sul contratto unico, il ministro si è detto pronto a discutere sui "dettagli" di queste come di altre misure per rimettere in moto l'occupazione. Al centro delle politiche c'è, prioritaria, la lotta alla disoccupazione, in primis quella giovanile. A breve sarà operativa la cosiddetta
Garanzia giovani, con 1,5 miliardi nel biennio 2014-15 finanziati dall'Ue: a partire da questo primo trimestre, i giovani sotto i 24 anni che si iscrivono ai Centri per l'impiego, pubblici o privati convenzionati, entro quattro mesi, riceveranno un'offerta di impiego, uno stage, un apprendistato, un corso formativo o un'esperienza di servizio civile. Resta, infine, l'altra priorità: quella di indirizzare ulteriori risorse (dalla revisione della spesa e lotta all'evasione fino ai risparmi dal calo dello spread) alla riduzione del cuneo fiscale.