Il report dell'Istat indica che, stando sempre agli ultimi dati aggiornati (2010), il valore medio del costo del lavoro è di 31.038 euro all'anno, mentre la retribuzione netta che rimane a disposizione del lavoratore è di "soli" 16.687 euro, poco più della metà (53,8%). Tutto il resto è assorbito dal famoso cuneo, ossia la somma dell'imposta personale sul reddito da lavoro dipendente, dei contributi sociali del lavoratore e dei contributi posti a carico del datore di lavoro, corrispondente appunto al 46,2% del costo del lavoro.Il cuneo fiscale e contributivo colpisce soprattutto il Nord-Ovest del Paese, mentre risulta più leggero nel Mezzogiorno. Nel Nord-ovest, infatti, "inghiotte" ben il 47,1% del costo del lavoro, invece al Sud e nelle Isole la fetta scende al 44,4%. Nel Nord-ovest, spiega l'Istituto, "si riscontra il costo del lavoro mediamente più elevato, i contributi sociali dei datori di lavoro e le imposte sul reddito da lavoro dipendente sono più elevati, con una conseguente contrazione della quota di retribuzione netta a disposizione del lavoratore". Analizzando i diversi settori, i valori più bassi si registrano per l'agricoltura, mentre la quota più alta, pari ad oltre la metà del costo del lavoro (50,4%), si rileva per i dipendenti del comparto attività finanziarie e assicurative.
Il governo Letta ha annunciato più volte di voler intervenire proprio per ridurre il peso di questo cuneo. E ieri il sottosegretario al Lavoro, Carlo Dell'Aringa, ha detto di aspettarsi che "nella Legge di stabilità ci siano almeno 2 miliardi di euro" per finanziare la riduzione della pressione fiscale sul lavoro in maniera "selettiva". Tra le ipotesi le più probabili sono la riduzione dei contributi Inail, un intervento sull'Irap e incentivi per le nuove assunzioni che non siano rivolte solo ai giovani ma anche agli over 30.