Serve un ripensamento del welfare se si vuole mettere un freno alla spesa pubblica. Dalla Corte dei Conti arriva un monito al governo a fare subito le riforme necessarie. "Un duraturo controllo sulle dinamiche
di spesa può ormai difficilmente prescindere da una
riscrittura del patto sociale che lega i cittadini all'azione
di governo e che abbia al proprio centro una riorganizzazione
dei servizi di welfare" si legge nel rapporto 2015
della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica
presentato questa mattina al Senato. Come indicato anche nel
Def, "le condizioni di sostenibilità di lungo periodo della
finanza pubblica - sottolinea la Corte - richiedono uno
scenario macroeconomico ambizioso" non conseguibile in assenza
di interventi profondi capaci di rialzare le dinamiche della
produttività totale dei fattori". Di qui l'importanza del
programma di riforme strutturali. Secondo la Corte è
"prioritaria" anche "la necessità di restituire capacità di
spesa a famiglie e imprese. Una direzione intrapresa nel 2014,
con la riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro e con
un bonus erogato alle famiglie". Per sostenere l'allentamento della pressione fiscale la spending review non è più sufficiente, dice la Corte, che ancora una volta indica come indispensabili le misure per la crescita. Di contro in quasi vent'anni è raddoppiata la
quota delle entrate derivanti dalle tasse locali su quelle
dell'intera Pa: tale quota è passata dall'11,4% del 1995 al 21,9% del 2014. "Ma ciò è stato il frutto di scelte operate a livello di
governo centrale, piuttosto che espressione dell'autonomia
impositiva degli enti decentrati" con 113 misure che hanno interferit con il percorso del
federalismo.
Sul fronte della spending review legata alla pubblica amministrazione, i risultati sono stati consistenti. "Il blocco della dinamica retributiva nella pubblica amministrazione" e "la consistente flessione del numero dei dipendenti" hanno determinato nel quadriennio
2011-2014 "effetti finanziari superiori alle attese, con una
diminuzione complessiva della spesa di personale di circa il 5%
(8,7 miliardi in valore assoluto), cui si aggiunge la minor
spesa per i mancati rinnovi contrattuali".