Le reti d'impresa e dei professionisti sono fondamentali per il futuro del Paese. Questa lasintesi del convegno
Reti di impresa e di professionisti: quali orizzonti, quale futuro, organizzato oggi a Roma da Confassociazioni che conta 209 associazioni in rappresentanza di oltre 355mila professionisti iscritti. È il soggetto di rappresentanza unitaria delle federazioni, dei coordinamenti e delle associazioni che esercitano attività professionali 'non organizzate in Ordini e Collegi', in Italia e in Europa.In Italia i contratti di rete tra imprese sono sempre di più. Al 3 novembre si contano 2.475contratti che coinvolgono 12.419 imprese. L
e aziende in rete sono situate in tutte le regioniitaliane, il 28% appartiene al settore manifatturiero e il resto ai servizi, turismo, costruzioni e commercio. "Bisogna fare rete - ha detto il presidente di Confassociazioni,
Angelo Deiana - sono solo fra imprese, ma anche tra professionisti. Tutti, infatti, dobbiamo collaborare in sinergia, perché fare rete è la strategia e la competenza da qui al prossimo futuro. Si parla molto del concetto della rete tuttavia è una cosa complessa realizzarla concretamente. Da parte sua Confassociazioni è già progettata per fare le reti delle reti: l'apporto che i professionisti possono dare allo sviluppo di ognibusiness aziendale è importante, ma è realmente produttivo solo quando riescono a coordinarsi tra di loro interagendo". Un auspicio pienamente condiviso da
Fulvio D'Alvia, direttore Retimpresa Confindustria: "Dobbiamo cercare di far sviluppare le imprese e un modo sono appunto le reti". "Le imprese - hachiarito - hanno l'esigenza di collaborare tra loro, affermando il superamento del localismo distrettuale, l'aggregazione su programmi e progetti. In pratica per fare cose che da soli non si possono fare. Spesso le reti vengono, infatti, realizzate da aziende complementari per raggiungere un determinato obiettivo. Ma anche i professionisti possono fare molto; pur non essendo un contratto di rete, infatti, la filosofia alla base è la stessa. Se da una parte sono poche le aziende coinvolte, dall'altra dobbiamo considerare che il
trend è in crescita. Nonostante il beneficio fiscale sia scaduto nel 2012, il desiderio di fare rete non si è perso, anzi. Questo perché le imprese sanno che facendo rete si rafforzano sul mercato. Le imprese sanno bene che facendo rete si può promuovere la ricerca e lo sviluppo, l'innovazione, il marketing, l'export e l'internazionalizzazione. Si può alzare lo standard della qualità della formazione, si può faregestione oculata delle risorse umane, nell'amministrazione, negli acquisti e nelle forniture. Tra le imprese è ormai superata la convinzione che 'piccolo è bello', e cresce la consapevolezza che in un mondo globalizzato è utile mettersi in rete per affrontare le sfide del mercato. Seppur partendo dalle specificità e dalle tradizioni locali è necessario superare la dimensione distrettuale costruendo collaborazioni più estese e extraterritoriali che possano migliorare la competitività delle aziende sui mercati nazionali e internazionali".Fiducia ed etica, come ha precisato
Claudio Antonelli, vice presidente di Confassociazioni con delega all'Etica e Cultura professionale, "sono il pane quotidiano per avere successo nelle reti". "La rete - ha rimarcato - si basa su un concetto di fiducia che nasce da una reputazione, a sua volta costituita da storie e comportamenti corretti, perché ispirati dall'etica professionale. Senza etica non c'è professionalità, senza professionalità non c'è rete, quindi l'etica è indispensabile per la rete e con l'etica si può fare meglio". Anche il mondo bancario vede con interesse le reti d'impresa. "Il settore - ha assicurato
Paolino Donnarumma, responsabile Sviluppo e alleanze Banco Popolare- vede le reti come qualcosa di estremamente positivo. Il Banco Popolare dedica, infatti, alle aziende interessate alle reti d'impresa una gamma completa di prodotti e servizi".