Se i timidi segnali di crescita che si iniziano ad osservare a fine 2013 verranno confermati, il vero pericolo è che si possa produrre nel 2014 una debole "ripresa senza occupazione", in cui i posti di lavoro creati non sono sufficienti a compensare quelli perduti per effetto della ristrutturazione in atto. È quanto sottolinea il "Check-up Mezzogiorno" pubblicato da Confindustria e Studi e Ricerche per il Mezzogiorno."Ciò rende urgente un cambio di passo nel generale orientamento delle politiche economiche del Paese e, in particolare, delle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno - osserva Confindustria - da un lato è necessario intervenire con urgenza per realizzare alcune delle riforme strutturali: la drastica riduzione del cuneo fiscale, il taglio strutturale della bolletta energetica, lo smaltimento completo dello stock di debiti accumulati dalla P.A. nei confronti delle imprese".Dall'altro, con particolare riferimento al Mezzogiorno, è fondamentale il ruolo che possono svolgere le politiche di sviluppo, sia nel breve, sia nel lungo periodo: la loro azione è decisiva per una economia fortemente dipendente dall'azione pubblica come quella meridionale. In primo luogo, infatti, esse possono ridurre la polarizzazione tra imprese competitive e imprese in difficoltà, contribuendo a riaprire i rubinetti del credito, a favorire gli investimenti, a promuovere l'occupazione tramite una riduzione dei costi dei neo assunti, a sostenere l'internazionalizzazione delle imprese meridionali, sottolinea ancora il documento di Confindustria.In secondo luogo, possono immettere rapidamente nel circuito economico le risorse ingentissime che la politica di coesione, nazionale e comunitaria, ha accumulato fino a oggi, per ritardi di spesa, incapacità programmatorie e progettuali, vincoli di bilancio epeso del Patto di Stabilità interno. Sono circa 60 i miliardi di euro, tra risorse dei fondi strutturali 2007-13, del Piano d'Azione Coesione, del Fondo Sviluppo e Coesione, che potrebbero essere rapidamente trasformati, nel prossimo triennio, in investimenti pubblici e privati, e costituire un volano straordinario di crescita economica per il Sud. Senza contare le risorse, altrettanto cospicue, del ciclo di programmazione 2014-2020 che sta per aprirsi."È necessario intraprendere, soprattutto adesso - sottolinea ancora lo studio - una robusta accelerazione all'utilizzo delle risorse, imprimendo ad esse una forte impronta anticongiunturale che metta al centro l'impresa; solo così le regioni meridionali avranno buone possibilità di agganciare il treno della ripresa e di scongiurare, o almeno di contrastare efficacemente, il fantasma di una debole 'ripresa senza occupazione'. Proseguendo con stanziamenti virtuali e previsioni di spesa illusorie si condanna per lungo tempo il Mezzogiorno a una stagnazione con poche vie di uscita".