Tra le prime spese a saltare quelle per la ristorazione secondo Confesercenti - Ansa
Contrarre le spese energetiche non è un’operazione facile: per questo gli italiani, per far fronte alla stangata sulle bollette e al caro benzina, puntano a risparmiare tagliando altre voci del bilancio familiare. Secondo un sondaggio condotto da Ipsos per Confesercenti, otto su dieci nei prossimi mesi dimezzeranno il budget destinato alle voci di spesa non essenziali: in particolare consumi in ristoranti e bar, viaggi e abbigliamento. Allo stesso tempo, quasi la metà degli italiani valuta di fare scorte dei beni primari - in particolare quelli alimentari - per paura di un boom dei prezzi o di un'interruzione delle forniture. «I consumi energetici sono praticamente incomprimibili e la stangata in arrivo sulle bollette ridurrà di circa 54 miliardi i consumi sulle altre voci di spesa» spiega Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti.
In base al sondaggio, solo il 9% degli intervistati affronterà il caro-bollette senza battere ciglio mentre il restante 91% adotterà qualche strategia di risparmio, arrivando a tagliare in media il 55% del budget previsto per le altre spese, quota che sale al 59% nelle regioni del Sud e delle Isole. In cima alla classifica della revisione di spesa ci sono le consumazioni nei ristoranti, indicate come voce da tagliare dal 67%. Seguono abbigliamento e accessori (53%) e bar (49%). Ma a soffrire è anche il turismo: il 47% indica la volontà di ridurre il budget per le vacanze, mentre un ulteriore 37% taglierà anche i viaggi brevi, con meno di due pernottamenti fuori casa. Inevitabilmente, la scure cala anche su attività di intrattenimento (spettacoli, musica, videogiochi, "tagliati" dal 47%), acquisti di tecnologia (38%) e spostamenti con mezzi privati (35%).
Se da una parte si tagliano le spese dall’altra per far fronte alla stangata energetica, quasi un italiano su due (il 49% in media, con punte del 57% al sud) ammette di stare valutando o di aver già fatto scorte di beni primari. Si tratta soprattutto di pasta e riso, indicati dal 66% di chi valuta scorte, ma anche prodotti in scatola (48%), legumi (41%),acqua e bevande (36%), surgelati (28%) e medicine (26%). A spingere all'accaparramento è il timore di un forte aumento dei prezzi in arrivo sull'onda del conflitto russo-ucraino (61%) o la paura di un'interruzione delle forniture (39%). «Uno scenario negativo soprattutto per pubblici esercizi e le imprese di commercio e turismo, le più colpite dalla crisi pandemica – sottolinea la presidente di Confesercenti –. E che adesso, con gli arrivi di turisti stranieri già ridotti dalle tensioni internazionali, vedranno mancare anche una parte importante della domanda interna».