Nella classifica English Proficiency Index (Ef Epi), che mette a confronto il livello di conoscenza della lingua inglese in 60 Paesi del mondo, l’Italia occupa soltanto la 32esima posizione, preceduta da Paesi come l’Uruguay, il Vietnam e lo Sri Lanka. Un dato confermato dall’analisi effettuata dalla società italiana di head hunting Technical Hunters su 900 candidati intervistati nell’arco del triennio 2011-2013, da cui emerge che soltanto il 50% degli italiani in cerca di lavoro conosce l’inglese in maniera fluente.Tra coloro i quali dispongono di una conoscenza adeguata della lingua inglese, il 60% ricoprono ruoli manageriali, mentre il 40% sono impiegati. Le competenze linguistiche dei manager italiani cambiano a seconda che i manager operino in grandi imprese o pmi. Nelle grandi imprese, normalmente i manager mostrano una conoscenza dell’inglese più ampia, legata al contatto continuo con il top management e con la casa madre o le consociate estere e alla necessità di sostenere riunioni, conferenze telefoniche e negoziati contrattuali in lingua. Nelle pmi, invece la padronanza dell’inglese è appannaggio prevalentemente delle figure commerciali.In termini di formazione, l’esigenza di un’ottima padronanza dell’inglese è percepita dalla quasi totalità dei manager: il 90% dei manager è infatti disposto a investire il proprio tempo per seguire corsi d’inglese e il 50% di questi è disponibile a investire di tasca propria per corsi o lezioni private.Dal punto di vista retributivo, poi, l’indagine Technical Hunters rivela che i candidati con un livello elevato della lingua inglese possono ottenere compensi fino al 50% superiori rispetto ai propri pari.I settori in cui è richiesto un livello d’inglese elevato sono soprattutto il turismo, le telecomunicazioni, l’ingegneria, la consulenza aziendale e i media.