martedì 12 gennaio 2021
I beni non alimentari fanno registrare in un mese un crollo superiore al 13%. Confesercenti: era necessario spostare il Black Friday
La chiusura dei negozi a novembre ha favorito l'e-commerce

La chiusura dei negozi a novembre ha favorito l'e-commerce - Fotogramma

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Rallenta il commercio: a novembre le vendite al dettaglio fanno registrare un calo rispetto a ottobre del 6,9% in valore e del 7,4% in volume. In crescita le vendite dei beni alimentari (+1,0% in valore e in volume) mentre le vendite dei beni non alimentari diminuiscono sia in valore sia in volume (rispettivamente del 13,2% e del 13,5%). Nel trimestre settembre-novembre 2020, le vendite al dettaglio registrano un aumento congiunturale dello 0,5% in valore e dell'1,5% in volume. Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali negative per quasi tutti i gruppi diprodotti ad eccezione di Dotazioni per l'informatica, telecomunicazioni, telefonia (+28,7%) e Utensileria per la casa e ferramenta (+2,0%). Le flessioni più marcate si evidenziano, invece, per Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-45,8%), Abbigliamento e pellicceria (-37,7%).

Rispetto a novembre 2019, il valore delle vendite al dettaglio diminuisce sia per la grande distribuzione (-8,3%) sia per le imprese operanti su piccole superfici (-12,5%). Le vendite al di fuori dei negozi calano del 14,3% mentre il commercio elettronico è in forte aumento (+50,2%).

"Un altro prevedibile tonfo. Come confermano i dati Istat, purtroppo, il crollo delle vendite al dettaglio di novembre dimostra come la decisione di non spostare il Black Friday sia stato un grave errore: con i negozi di nuovo sottoposti a restrizione, la giornata di sconti ha causato lo spostamento di importanti quote di mercato verso l'online, che a novembre ha realizzato un incremento di oltre il 50%, il terzo aumento più importante di sempre dopo giugno e ottobre scorso" commernta l'Ufficio economico Confesercenti. A novembre, la seconda ondata ha chiuso del tutto oltre 190mila negozi nelle regioni rosse, a cui si sono aggiunte altre68 mila attività in Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna cui è stato imposto lo stop di domenica e almeno altri 50mila negozi nelle gallerie commerciali.

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