Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) insiste: la famiglia può diventare il motore del rilancio del Paese. Anche se la difficoltà a trovare un impiego stabile da parte dei giovani e la crisi demografica sono lo specchio di una recessione economica che sta mettendo a dura prova l’istituto familiare. Nel 2015 le nascite hanno toccato il minimo storico dall’Unità d’Italia, dopo quello del 2014 (503mila). I nuovi nati sono stati infatti 488mila, pari a 8 per mille residenti, 15mila in meno rispetto al 2014. Eppure esistono delle "isole felici" – come in Alto Adige – dove vengono portate avanti politiche familiare efficaci a sostegno dell’occupazione femminile, della maternità e della conciliazione lavoro-famiglia.«L’esempio della Provincia autonoma di Bolzano rappresenta una buona pratica – spiega il ministro per gli Affari regionali con delega alla famiglia,
Enrico Costa –. Purtroppo le famiglie non sono aiutate anche dal punto di vista normativo. Esistono provvedimenti stratificati e non chiari, con un sistema disorganico nella scelta dei servizi e delle misure a sostegno delle politiche familiari. Manca la capacità di coordinare gli interventi. Ecco perché è previsto un testo unico per dare dignità alla famiglia».L’Italia – secondo l’analisi del Cnel – ha trascurato per decenni la famiglia e ciò è stata una delle cause determinanti dell’invecchiamento della popolazione e della stagnazione della produttività, il principale "male oscuro" dell’economia e della società italiana. Per
Emma Ciccarelli, presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio e vice presidente del Forum nazionale, «la famiglia è un soggetto economico, giuridico e produttivo. Non è la somma di meri individui, ma si basa sulle relazioni. Serve perciò una politica familiare e non assistenziale. Ci auguriamo che il prossimo testo unico contenga segnali più coraggiosi: se non vengono presi provvedimenti seri si rischia un nuovo tracollo demografico».Secondo
Delio Napoleone, vicepresidente del Cnel, per «sostenere la famiglia bisogna che Stato, Regioni e Comuni forniscano in primo luogo servizi, piuttosto che contributi in denaro, mediante progetti pluriennali, con finanziamenti certi e con un’organizzazione ben definita. I contributi in denaro devono essere in prevalenza automatici: chi possiede i requisiti riceve uno sgravio di tasse direttamente in busta paga o sulla pensione».Tuttavia restano le forti difficoltà a venire a conoscenza di alcuni diritti e prestazioni destinati ai nuclei familiari e a orientarsi nelle procedure per ottenerli. Ciò avviene sia a causa dei continui cambiamenti normativi e regolamentari sia perché tali aiuti sono erogati da enti pubblici diversi. L’assessora alla Famiglia della Provincia di Bolzano,
Waltraud Deeg, ha ricordato come l’esperienza degli asili nido, le cosiddette
Tagesmutter, ha contribuito a migliorare l’occupazione femminile e a incrementare la natalità (1,72 figli per donna contro una media nazionale di 1,35): «Le nostre politiche a favore della famiglia si basano su tre pilastri: sostegno preventivo con interventi di formazione e informazione; conciliazione tra famiglia e lavoro con lo sviluppo di infrastrutture per l’assistenza alla prima infanzia e la sensibilizzazione dei datori attraverso incentivi fiscali o bonus; contributo di 200 euro mensili fino al terzo anno di vita del bimbo e tariffe agevole per i servizi».