Nei primi 11 mesi dell'anno, la cassa integrazione sfiora quota un miliardo di ore, attestandosi a 990 milioni con poco meno di 520 mila lavoratori a zero ore che hanno subito un taglio del reddito di 3,8 miliardi di euro, ovvero 7.300 euro in meno per ogni singolo lavoratore. Sono alcuni dei numeri contenuti nel rapporto della Cgil di novembre sulla cassa integrazione, frutto di elaborazioni dei dati Inps da parte dell'Osservatorio cig del sindacato. Sembra insomma destinata a essere 'sfondata', per la terza volta dall'inizio della crisi, la quota di un miliardo di ore di cassa integrazione, non lontani dall'anno record del 2010 quando si raggiunsero oltre 1,2 miliardi di ore e dal 2012 che ne totalizzò invece 1,1 miliardi. Il rapporto della Cgil segnala come la richiesta di cassa nei primi undici mesi dell'anno sia sostanzialmente in linea con le ore concesse nello stesso periodo del 2012, per un totale pari a 989.964.700 (-1,41%). Rimane quindi senza variazioni la richiesta media di ore pari a 80/90 milioni di ore al mese, costante a partire da gennaio 2009, così come elevata l'incidenza delle ore di cig per lavoratore occupato nel settore industriale pari in undici mesi a 145 ore per addetto. Per quanto riguarda il solo mese di novembre, invece, le ore di cig richieste e autorizzate sono state 110.047.398, in aumento sul mese precedente del +21,34%.Nel dettaglio dell'analisi di corso d'Italia, emerge come la cassa integrazione ordinaria (cigo) a novembre registri un monte ore pari a 26.656.840, in calo del 21,06% su ottobre. Da inizio anno la cigo registra invece 319.940.445 di ore per un +3,36% sui primi undici mesi del 2012. La richiesta di ore per la cassa integrazione straordinaria (cigs), sempre per quanto riguarda lo scorso mese, è stata di 52.966.404, in crescita consistente su ottobre del +20,46%, mentre il dato da inizio 2013, pari a 418.978.243 ore autorizzate, segna un +14,26% sullo stesso periodo dello scorso anno. Infine, crescita esponenziale per la cassa integrazione in deroga (cigd): a novembre ha registrato un aumento del +134,91% sul mese precedente per complessive 30.424.154 di ore richieste. Da inizio anno sono state autorizzate 251.046.012 di ore di cigd, per un -23,44% sul periodo gennaio-novembre del 2012. Continua anche a novembre la crescita del numero di aziende che ricorrono ai decreti di cigs. Da gennaio allo scorso mese sono state 5.956 per un +18,10% sullo stesso periodo del 2012 e riguardano 10.332 aziende (+20,46% sull'anno passato). Nello specifico, si registra sempre un forte aumento dei ricorsi per crisi aziendale (3.384 decreti da inizio anno per un +20,90% sul 2012) che rappresentano il 56,8% del totale dei decreti. Diminuiscono le domande di ristrutturazione aziendale (184, -9,80%) e quelle di riorganizzazione aziendale (214, -2,73%). "Gli interventi che prevedono percorsi di reinvestimento e rinnovamento strutturale delle aziende tornano a diminuire e rappresentano solo il 6,68% dei decreti. Un segnale evidente del progressivo processo di deindustrializzazione in atto nel Paese", segnala lo studio Cgil.Nelle regioni del Nord si registra il ricorso più alto alla cassa integrazione. Dal rapporto della Cgil emerge che al primo posto per ore di cassa integrazione autorizzate nei primi undici mesi del 2013 c'è la Lombardia con 233,8 milioni di ore, seguita da Piemonte con 122,6 milioni e Veneto con 99,4 milioni. Nelle regioni del centro prima è il Lazio con 68,1 milioni mentre per il Mezzogiorno il poco lusinghiero record è per la Campania con 56,28 milioni di ore. La meccanica è il settore dove si è totalizzato il ricorso più alto allo strumento della cassa integrazione, seguita da commercio ed edilizia.Con questi dati, osserva il segretario confederale della Cgil,
Elena Lattuada, "si prospetta l'ennesimo, triste, anno record in termini di ricorso alla cassa integrazione da quando, oramai sei anni fa, siamo stati investiti da una violenta crisi". Eppure, aggiunge la dirigente sindacale, "come dimostra una legge di stabilità che non mette in campo misure per invertire la tendenza, una discussione sulla riforma degli ammortizzatori sociali mossa solo da una logica di taglio delle risorse, l'assoluta assenza di misure di contrasto alla crisi, non si ha contezza alcuna dello stato di profonda sofferenza in cui versa la gran parte del Paese".