Dopo un andamento crescente sin dal 2011, la cassa integrazione (cig) dà segnali di miglioramento nei primi otto mesi dell’anno. E ad agosto cala del 24,93% su luglio e addirittura del 41,75% in un anno. Tra il 2010 e il 2015 sono state autorizzate 5,176 miliardi di ore di cig e nel quinquennio i lavoratori a zero ore hanno avuto una perdita di oltre 40mila euro. Ma secondo la Cgil, «le perdite sarebbero state ancora maggiori se la cig non avesse svolto il suo compito, tamponando la crisi economica e industriale più pesante dal dopoguerra a oggi, consentendo di mantenere in vita occupazione e aziende, permettendo al sistema produttivo di restare in
standby, ma vivo e in attesa di una ripresa». Per
Filippo Taddei, responsabile Economia del Pd, «la drastica riduzione delle ore di cassa integrazione, confermata ad agosto e attestata anche dalla Cgil è solo l’ultimo dei segnali di ripartenza dell’economia italiana». Ma «per attraversare il deserto c’è ancora molta strada da fare – risponde il segretario confederale della Cgil,
Serena Sorrentino –. E proprio perché la cassa per crisi diminuisce e gli ordinativi per le imprese sembrano migliorare ci sarebbe bisogno di strumenti di qualificazione per i lavoratori e di più risorse per sostenere le ristrutturazioni. Invece, con gli ultimi decreti relativi al Jobs act siamo in presenza di una riduzione degli ammortizzatori per tutte le causali e di un sistema farraginoso di politiche attive senza finanziamenti. C’è qualcosa che non funziona o che chiarisce ancora meglio il disinvestimento pubblico nelle politiche del lavoro accompagnato dall’idea di delegare la crescita e l’occupazione alle imprese». Di tutt’altro avviso il sottosegretario al Lavoro,
Teresa Bellanova: «I dati erano risaputi. Quelli relativi ai primi otto mesi dell’anno attestano che una ripresa c’è. Il governo ha voluto invertire l’approccio anche culturale sull’uso spesso distorto della cig. In alcuni casi quella di lunga durata ha perfino coperto situazioni di lavoro irregolare o sommerso. I decreti attuativi della Jobs act, invece, hanno ampliato a 1,4 milioni di lavoratori e lavoratrici la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali. Inoltre vogliono investire in una nuova politica industriale che punti all’innovazione e possa dotare aziende e lavoratori di strumenti idonei non solo per il sostegno al reddito, ma anche per il ricollocamento. Già nella legge di Stabilità approveremo misure che puntino a rafforzare i contratti solidarietà». Anche
Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl, commenta positivamente la flessione della cig. «Questa diminuzione – afferma Bentivogli – si deve all’aumento delle commesse e dei consumi interni. È un segnale positivo ottenuto anche grazie agli accordi con i sindacati, che negli anni scorsi hanno salvato i lavoratori dai licenziamenti. Con i contratti di solidarietà, per esempio, 100mila metalmeccanici non hanno perso il lavoro. Mentre Whirlpool e Fiat, che ieri erano in crisi, oggi assumono. Il contratto di solidarietà sia difensivo che espansivo resta uno strumento valido in situazioni di crisi aziendale. Mentre abusi sono stati commessi soprattutto con l’utilizzo della cassa in deroga».