mercoledì 4 novembre 2020
Astensione dal lavoro di 4 ore delle tute blu per il rinnovo del contratto nazionale. "Anacronistici sono la chiusura e il tatticismo delle imprese". Il nodo degli aumenti salariali
Roberto Benaglia, segretario generale della Fim-Cisl

Roberto Benaglia, segretario generale della Fim-Cisl - Archivio Avvenire

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«Né tic nostalgici, né anacronismi. Questo sciopero è necessario per i lavoratori, utile e attuale per far maturare la posizione delle imprese, per smuoverle dal loro tatticismo, questo sì antico». Roberto Benaglia, al suo primo rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici da leader della Fim-Cisl, difende la scelta dell’astensione dal lavoro di 4 ore delle tute blu programmata per giovedì 5 e rilancia la necessità di riaprire il negoziato interrotto e arrivare presto a un’intesa.

Uno sciopero nella situazione di emergenza in cui ci troviamo è una grande responsabilità. Perché è così necessario?
La sentiamo tutta questa responsabilità ma, a un anno esatto dalla presentazione della piattaforma e a 11 mesi dalla scadenza del contratto, ci troviamo di fronte alle non-risposte di Federmeccanica. Dopo l’ultimo incontro, il 13esimo, ci siamo ritrovati con in mano solo fogli bianchi: non hanno risposto alle nostre proposte di innovazione dei rapporti. E sul salario si sono limitati a offrire solo 40 euro per tre anni. Non è semplicemente poco, è nulla: così non solo non si tutelano i lavoratori, ma soprattutto non si riconosce il valore del lavoro, non si costruisce un nuovo patto produttivo. Sì, lo sciopero è sempre una scelta estrema, ma a volte necessaria per far ripartire il confronto. Perché la contrattazione vive solo se praticata, non semplicemente teorizzata.

Non temete l’impopolarità della scelta del conflitto? Alla vigilia di un lockdown chi può vuol lavorare, non scioperare, la protesta potrebbe rivelarsi un flop...
Al conflitto siamo costretti dalla chiusura della controparte... ma no, non credo che la scelta dello sciopero sia impopolare fra i metalmeccanici, anzi. Abbiamo svolto molte assemblee – a turni, distanziati, all’aperto – e fra i lavoratori è forte la convinzione che non possiamo aspettare troppo. Proprio l’incertezza attuale e la preoccupazione per il futuro devono spingere le imprese a chiudere con noi velocemente un buon contratto per lo sviluppo futuro. Per dirlo con una metafora: non possiamo attendere il vaccino per contrastare la malattia e costruire condizioni migliori per il futuro. Questo va fatto oggi.


Pensate che Federmeccanica (e Confindustria) vogliano "tirare in lungo" sino a fine marzo, quando scadrà il blocco dei licenziamenti, per trattare poi da una posizione di maggior forza?
Mi auguro davvero di no, sarebbe un errore clamoroso da parte loro ricorrere a un tatticismo tale. Piuttosto, quella scadenza rappresenta un motivo in più per concludere presto un buon contratto e affrontare poi la fase della riorganizzazione e della ripartenza in condizioni migliori e con ammortizzatori adeguati.


Il quadro economico, però, era già fosco a prescindere dal Covid. Non pensate che la vostra richiesta di aumento dei salari dell’8% (circa 156 euro in media) nel triennio risulti comunque troppo alta?
La situazione è diversificata. Accanto a situazioni di difficoltà – come per il settore aeronautico e la siderurgia – ci sono altri comparti, penso all’automotive e alle macchine utensili, che hanno le linee produttive sature. E la metalmeccanica, in generale, ha tassi di crescita superiori alla media del Pil. Sì, la nostra richiesta di aumenti è ambiziosa e importante, ma non lunare. Non si può continuare a immaginare uno sviluppo basato sul soffocamento dei salari. Al contrario, va dato giusto riconoscimento, anche monetario, al fattore lavoro protagonista di un’importante evoluzione.


Se fosse già in vigore, anche in Italia, una norma sul salario minimo legale, questo non agevolerebbe il vostro negoziato, assicurando una soglia di base certa da cui partire per remunerare meglio i dipendenti?
Non credo. Temo anzi che rappresenterebbe un appiattimento verso il basso della struttura dei salari. Offrirebbe un alibi per non applicare i contratti che, oltre ai minimi, prevedono molte altre voci di tutela monetaria e no per i dipendenti. Meglio combattere i contratti-pirata e far valere davvero per tutti i minimi dei contratti nazionali, firmati da organizzazioni rappresentative.

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