Non è un caso che, secondo l'indagine Coldiretti/Swg, la metà dei giovani tra i 18 e i 34 anni preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che fare l'impiegato in banca (23%) o lavorare in una multinazionale (19%), mentre in generale tra tutti gli italiani ben il 28% scambierebbe il proprio lavoro con quello dell'agricoltore, perché garantisce una vita più sana secondo un cittadino su due e assicura più libertà e autonomia per il 17%. Una passione confermata dal fatto che quasi un milione di italiani con altre occupazioni si classificano come 'hobby farmer' mettendosi al lavoro su appezzamenti di terreni, spesso ereditati, che hanno in media un ettaro di superficie in cui coltivare ortaggi, frutta e anche vino o olio, secondo Nomisma.
Senza contare che - stima la Coldiretti - almeno un italiano su quattro si dedica all'orto o al giardinaggio. Lo storico ritorno degli italiani alla terra, dove oggi sono attive ben 62mila imprese condotte da giovani con meno di 30 anni, colloca l'agricoltura sul podio delle attività di impresa preferite dai giovani dopo commercio, servizi di alloggio-ristorazione (251mila) e manifatturiero e costruzioni (182mila). Una inversione di tendenza che si riscontra anche a livello scolastico con gli istituti agrari che - sottolinea la Coldiretti - hanno aumentato dell'11% il proprio peso percentuale sul totale di iscritti, mentre sono scesi quelli dei licei, secondo i dati 2012 del Miur.
Dall'indagine Coldiretti/Swg svolta su giovani agricoltori con meno di 30 anni di età emerge che il 36,5% ha una scolarità alta (specializzato, laureato, laureando), il 56% media (scuole superiori) e il 6,5% bassa (scuole medie). Una ripresa che non si era mai verificata prima e che è stata favorita non solo dalle caratteristiche anticicliche del settore in tempi di crisi, ma soprattutto dall'allargamento dei confini dell'attività agricola che, grazie alla legge di orientamento (la numero 228 del 18 maggio 2001) fortemente sostenuta dalla Coldiretti, ha di fatto rivoluzionato l'attività d'impresa nelle campagne italiane aprendo nuove opportunità occupazionali.
Gli imprenditori agricoli oggi si possono occupare di attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla loro vendita in azienda o nei mercati degli agricoltori, ma anche della fornitura di servizi alla pubblica amministrazione come i contratti realizzati da molti Comuni per la cura del verde pubblico che spesso viene affidata agli agricoltori. Per non parlare della produzione e vendita della birra ottenuta dalla coltivazione di orzo in azienda o del pane dal grano, ma anche dei prodotti cosmetici a base di vino, olio o latte di asina. E, ancora, delle fattorie didattiche convenzionate con le scuole e degli agriasili e agriospizi.
"Oggi il settore agricolo si è rigenerato con una classe di giovani di imprenditori che non si è arroccata, come spesso accade nei momenti difficili, nella difesa dell'esistente, ma si è impegnata con successo nel capire e soddisfare i nuovi bisogni dei consumatori - ha affermato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini -. Per risollevare il Paese l'Italia deve tornare a fare l'Italia, ovvero a valorizzare al meglio quello che ha già di unico e di esclusivo. L'Italia della grande creatività, delle piccole e medie imprese agricole, artigiane, manifatturiere che poi sanno crescere e conquistare il mondo. Il modello delle economie di scala e le leggi del Pil e della finanza da sole stanno impoverendo le nostre famiglie e i nostri territori spingendo a produrre al minor costo senza tenere in alcuna considerazione il prezzo sociale, ambientale ed etico che provocano".