Un ufficio di money transfer - CC Alistair MacRobert via Unsplash
Nonostante la crisi economica provocata dalla pandemia, gli stranieri immigrati in Italia nel 2020 hanno mandato a casa molti più soldi del solito. La Banca d’Italia martedì ha pubblicato l’aggiornamento delle rilevazioni sulle rimesse degli immigrati. Nei primi nove mesi del 2020 sono aumentate del 19% rispetto a un anno fa, passando da 4,4 a 5,3 miliardi di euro. Gli stranieri hanno intensificato l’invio di denaro in patria proprio con lo scoppio della pandemia: dopo un calo annuo del 3% nel primo trimestre c’è stato un aumento del 36% nel secondo e del 24% nel terzo. Per alcune delle principali comunità di stranieri in Italia l’aumento delle rimesse è stato enorme: +118% per gli ucraini, +109% per i nigeriani, +65% per i moldavi.
Questi aumenti non erano previsti. Al contrario, lo scorso aprile la Banca Mondiale aveva lanciato un allarme globale sul crollo dei soldi che gli emigrati sarebbero stati in grado di inviare a casa nel 2020. La Banca Mondiale prevedeva un -9,7%, una caduta che rappresenterebbe «la perdita di una fondamentale risorsa finanziaria per molte famiglie vulnerabili». I dati reali si scontrano anche con la realtà di una crisi che, come ha rilevato l’Istat, ha colpito più duramente le componenti più deboli del mercato del lavoro: i giovani, le donne e, appunto, gli stranieri. I servizi domestici alle famiglie, uno dei settori dove è più forte la presenza di donne straniere, ha visto sparire nel 2020 125mila posti di lavoro.
Per quanto si possa pensare che gli immigrati abbiano cercato di mandare più soldi possibile alle famiglie d’origine per aiutarle a fronteggiare la crisi nei loro Paesi, questi numeri nascondono probabilmente una realtà un po’ più complessa.
Ci sono due fattori in particolare che possono spiegare l’aumento delle rimesse nel 2020. Uno è il blocco degli spostamenti tra Paesi. Nel dato delle rimesse della Banca d’Italia rientrano i soldi inviati tramite i canali formali: operatori di money transfer, banche o uffici postali. In tempi normali però una significativa parte del denaro che gli stranieri portano alle loro famiglie – una quota tra il 10 e il 30% secondo alcune stime – viene trasportato “di persona”, soprattutto nelle nazioni che si possono raggiungere via terra, come la Romania (prima destinazione delle rimesse dall’Italia) e gli altri Paesi dell’Est Europa. È probabile che gli stranieri si siano trovati costretti a inviare tramite money transfer o altri servizi il denaro che senza Covid- 19 avrebbero portato in patria di persona.
Un altro fattore potrebbe essere il rientro nei loro Paesi di origine di immigrati che hanno preferito aspettare in patria l’evoluzione dell’emergenza sanitaria e della crisi economica. Già con le crisi degli anni passati questi ritorni in patria erano stati anticipati dall’invio dei propri risparmi nel Paese di origine.