Il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi - Archivio
L'industria farmaceutica è una risorsa strategica per il Paese. Soprattutto ora che stiamo uscendo dall'emergenza sanitaria. «La pandemia ha confermato in maniera evidente quanto sia importante la salute, per le singole persone, per la comunità e per l’intero sistema. Non c’è economia senza salute e non c’è futuro senza salute. Ecco perché deve rappresentare un investimento, non un costo», ha affermato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, nel corso dell’assemblea pubblica che si è svolta questa mattina a Roma presso l’Auditorium della Conciliazione. «Le aziende farmaceutiche – ha continuato – hanno dato il proprio contributo. Sono pronte a investire in Italia 4,6 miliardi aggiuntivi in tre anni, in produzione e ricerca, con progetti facilmente cantierabili che potrebbero portare 8mila nuovi posti di lavoro solo nelle nostre imprese».
Oltre 34 miliardi di euro. Questo il valore della produzione nel 2020 dell’industria farmaceutica in Italia, ai primi posti nell’Unione Europea, con Francia e Germania. Un podio ai vertici della Ue raggiunto - anche quest’anno - grazie alla capacità delle aziende di coniugare alti livelli qualitativi, innovazione, produzione di valore aggiunto e di attrarre rilevanti investimenti nazionali ed esteri. La crescita della produzione è interamente legata all’export: +74% tra il 2015 e il 2020. E all’aumento dei valori medi dei farmaci esportati (+50%), a testimonianza del miglioramento del contenuto innovativo. Mentre il mercato interno è compresso e in calo nel 2020. Un export che negli ultimi cinque anni ha fatto registrare un incremento di 14 miliardi, 2/3 di quello totale dell’export del Paese.
Nel 2020 le imprese del farmaco hanno investito nel Paese tre miliardi di euro: 1,6 in ricerca e sviluppo (+14% dal 2015 al 2020) e 1,4 in produzione. Inoltre stanno assumendo sempre più giovani: +16% negli ultimi cinque anni, con una spiccata componente femminile (43% del totale, 52% nella sola ricerca e sviluppo). Senza dimenticare i molti investimenti in tecnologie digitali e l’attenzione crescente alla sostenibilità ambientale.
In quest’anno, così difficile, l’industria farmaceutica è stata in prima linea, assieme alle istituzioni e agli altri attori del sistema Salute, per garantire farmaci e vaccini. Si è confermata quindi un asset strategico per il Paese. Ma per farlo è necessario adottare alcune misure che rendano sempre più attrattivo il Paese. Innanzitutto assicurando il coordinamento delle politiche sanitarie e industriali. E poi agendo rapidamente per adeguare le risorse al bisogno di salute dei cittadini e all’invecchiamento della popolazione.
Così come è importante superare le pesanti complessità burocratiche per corrispondere alla velocità che caratterizza lo scenario delle life science. In particolare, con l’arrivo di terapie sempre più avanzate e personalizzate, bisogna ripensare la governance e i modelli, ormai antichi, di finanziamento della spesa farmaceutica che impongono costi altissimi alle imprese attraverso il ripiano degli sfondamenti di quella ospedaliera. È fondamentale che i due tetti di spesa (convenzionata e acquisti diretti) siano rimodulati in modo dinamico - tenendo conto dei trend - per utilizzare al meglio le risorse stanziate. Esigenza stringente perché tra il 2017 e il 2021 le risorse disponibili, ma non spese, sono state pari a 5,5 miliardi, importo in linea alle richieste di ripiano. Inoltre, valorizzando anche i costi evitati dai farmaci su tutto il percorso di cura, si riuscirebbero a trovare i finanziamenti per portare in equilibrio la spesa.
Per l’attrattività sono importanti misure a sostegno degli investimenti: il contesto internazionale sempre più competitivo richiede infatti regole e incentivi nuovi. «Sono arrivati segnali molto importanti - ha sottolineato il presidente di Farmindustria - come per esempio il rafforzamento del credito di imposta alla ricerca per farmaci e vaccini e il superamento temporaneo delle limitazioni del regime sugli aiuti di Stato, per consentire sostegni pubblici agli investimenti anche nelle regioni del Centro-Nord. Una misura che andrebbe resa strutturale per rafforzare la possibilità di crescita degli investimenti, anche al di là dell’emergenza pandemica».
Il rafforzamento del credito di imposta alla ricerca farmaceutica può dare poi risultati molto importanti, accompagnato dall’adeguamento delle regole e dalla rapida emanazione dei decreti attuativi del regolamento europeo sulla ricerca clinica, senza i quali l’Italia rischia di rimanere indietro in una attività importantissima.
Inoltre, ha detto ancora Scaccabarozzi, «occorre mantenere forte il riconoscimento del ruolo della proprietà intellettuale, perché senza la spinta agli investimenti garantita dai brevetti, oggi non si potrebbe beneficiare per esempio dei vaccini, fondamentali per superare la crisi pandemica e ritornare a una vita normale».
Infine, con la pandemia è emersa l’importanza di un sistema che non si faccia più trovare impreparato in caso di emergenza. Per questo, pur disponendo di un Servizio sanitario nazionale (Ssn) universale, per il presidente degli industriali farmaceutici è «necessario ridisegnare la salute del futuro. Proprio dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) possono arrivare i finanziamenti necessari per ammodernare il Ssn e per gli investimenti nella filiera della salute».
Gelmini: escludere le spese sanitarie dal patto di stabilità, produrre vaccini in Italia
Lo stop al patto di stabilità va prorogato «anche oltre il 2022» e in ogni caso dai vincoli europei vanno «escluse le spese dedicate alla filiera della salute». Così la ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini all'assemblea di Farmindustria. «Dobbiamo dare atto all'Unione Europea e alla Banca Centrale di aver fatto scelte oculate con la sospensione dei vincoli del patto e delle norme sugli aiuti di stato - ha sottolineato la ministra -. Ora si tratta di programmare il rientro a una nuova normalità e credo sia di fondamentale importanza avere una ampia finestra temporale che vada oltre questo biennio, per consentire alla crescita di rendere sostenibile un percorso di rientro del debito». Questi, ha aggiunto, sono gli obiettivi del governo «e sono certa che i risultati arriveranno». «Credo che sia giusto moltiplicare gli sforzi che, assieme al ministro Giorgetti e al ministro Speranza, state facendo per giungere alla produzione in Italia dei vaccini per il Covid - ha concluso Gelmini -. È importante poter produrre autonomamente farmaci e dispositivi di protezione, che si sono dimostrati dei veri e propri "salvavita" durante l'emergenza pandemia. Non possiamo rivivere quell'incubo che abbiamo vissuto poco più di un anno fa, quando mascherine, igienizzanti, dispositivi di protezione erano introvabili. Se non avessimo una consolidata base industriale sul territorio del Paese sarebbe certamente una missione impossibile. Non lo è grazie alla vostra storia e alla qualità della nostra ricerca e delle vostre aziende».
Speranza: trasformiamo la crisi in opportunità per il Servizio sanitario nazionale (Ssn)
«Siamo a uno snodo decisivo per il nostro Servizio sanitario nazionale. La sfida è gestire l'epidemia e rovesciare la crisi in un'opportunità, credo che ci siano le condizioni strutturali per vincere questa sfida». Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenendo all'assemblea di Farmindustria. «Investire sul Ssn è il primo nodo per aprire una stagione diversa. Si è chiusa la stagione dei tagli e si è aperta quella degli investimenti. Si è chiusa la stagione in cui un euro speso viene considerato spesa pubblica - ha proseguito Speranza -. Oggi abbiamo la consapevolezza che ogni euro speso è il più grande investimento sulla qualità della vita delle persone. È una rivoluzione culturale quella che dobbiamo fare».
Bonomi: senza le imprese del farmaco il mondo non avrebbe vinto
«La filiera del farmaco è uscita vincente dalla lotta contro la pandemia grazie a uno sforzo straordinario, visto che le vostre imprese sono quelle che più investono in innovazione puntando molto sui giovani. Senza le vostre imprese il mondo non avrebbe mai vinto la sfida al Covid», ha affermato il presidente di Confindustria Carlo Bonomi intervenuto a concludere l'Assemblea pubblica di Farmindustria a Roma. Il costo di produzione dei farmaci, ha ricordato, «è raddoppiato negli ultimi 20 anni e oggi ci vuole un miliardo per produrre un farmaco mentre ci vogliono otto anni per ammortizzare gli investimenti nella ricerca su un nuovo medicinale». Tuttavia, ha precisato, «l'industria farmaceutica è l'unica a scontare il carico del ripiano dello sfondamento della spesa farmaceutica».