Donne a lavoro - Archivio
Le donne sono in prima linea per affrontare l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus. È donna anche oltre il 70% degli operatori impegnati nei servizi socio-sanitari, socio assistenziali e servizi ausiliari che le cooperative stanno svolgendo negli ospedali, nelle case di riposo, nei centri residenziali per disabili, minori. È la fotografia scattata della Commissione Donne e Parità dell’Alleanza delle Cooperative italiane. «Anche in momenti drammatici come quelli che stiamo vivendo – spiega la presidente della Commissione Anna Manca - le donne, le cooperatrici, non si tirano indietro, ma anzi raddoppiano l’impegno e gli sforzi per dare un contributo fondamentale proprio lì dove serve di più. Per loro e ma anche per le tante lavoratrici che alla fine di questa emergenze si troveranno a pagare un conto salato, occorre trovare formule per non lasciare indietro nessuno». Sono per lo più donne, infatti, quelle che rischiano di pagare il costo sociale più alto visto che supera il 70% l’occupazione femminile ora ferma, e alle prese con gli ammortizzatori sociali, perché impiegata nei servizi educativi, scolastici e di produzione lavoro.
Anche sul fronte delle cooperative della cultura, del turismo e dello sport, dove le donne rappresentano più del 50%, la crisi viene particolarmente sentita dal settore e dalle sue occupate. Sono tante anche le lavoratrici impegnate nel primario, nel settore florivivaistico fortemente colpito dall’emergenza o in quello della pesca, dove la forza lavoro femminile è presente, attiva, determinante, ma molto spesso invisibile, non tracciata e quindi priva di ammortizzatori in un momento come questo. «Anche per le più giovani, quelle impegnate nelle start up, dove hanno il doppio ruolo di imprenditrici e lavoratrici, ma in molti casi non dipendenti, c’è il rischio di non ricevere alcun tipo di indennizzo», afferma la co-presidente Annalisa Casino. C’è poi una area di sommerso, legata alle collaboratrici domestiche, badanti e babysitter, che avranno difficilmente accesso a misure di sostegno al reddito. «E per chi non ha dovuto smettere di lavorare ma è attiva da casa con lo smart working, diventa ancora più difficile la conciliazione vita lavoro, con l’ago della bilancia che registra un peso sempre maggiore sulla componente femminile della famiglia», continua Sandra Miotto.
Dalle donne cooperatrici, allerta anche sul tema della violenza domestica. «Non bisogna abbassare la guardia. Il calo delle chiamate ai telefoni di aiuto e ascolto, sia da parte dei minori che delle donne, dimostra come con la convivenza forzata, le vittime siano ancora meno libere. Va chiesta vigilanza e l’identificazione di forme alternative di segnalazione o come ha fatto il Procuratore di Trento, con l’immediato allontanamento del violento dal nucleo familiare - sottolinea Manca -.Occorre partire da questo forzato e anomalo stop per ripensare percorsi più inclusivi, equilibrati, consapevoli e costruire così un nuovo paradigma sociale, intervenendo tempestivamente con risorse, e azioni sostenibili».
Per questo la Commissione Donne e Parità ha sottoscritto una lettera aperta alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e alla presidente della Bce Christine Lagarde promossa da Noi Donne perché davvero si aspettano «decisioni libere, destinate a riformulare e rinsaldare l’idea di un’Europa dei popoli, solidale e delle donne».