Dopo otto ore di negoziati e mesi di discussioni è stato raggiunto a Bruxelles l'accordo tra i ministri del lavoro dei 28 sulla direttiva Ue che impedisce il "dumping sociale" a spese dei lavoratori distaccati in uno degli stati membri. L'intesa, annunciata dalla presidenza lituana di turno del ConsiglioUe, permette di controllare meglio le imprese che frodano su contributi sociali e rispetto dei salari minimi.Le aziende dovranno, su richiesta, fornire una serie di documenti, mentre sono state meglio definite anche le responsabilità delle imprese appaltatrici in caso di abusi, pur lasciando agli stati membri un margine di flessibilità e nel rispetto delle loro competenze. L'accordo, raggiunto con molta difficoltà date le posizioni divergenti tra Francia, Germania ma anche Italia, e dei paesi dell'Est insieme a Gran Bretagna e Irlanda, è quindi stato accolto con favore dal commissario Ue agli affari sociali Lazslo Andor, che ha invitato ora Consiglio e Parlamento a fare il passo successivo e a concludere il percorso legislativo della legislazione. Plauso anche dal presidente Ue Herman Van Rompuy, che ha sottolineato quanto sia "importante evitare l'uso improprio della libera circolazione dei lavoratori, uno dei diritti fondamentali in Europa".Per l'Italia, che nelle scorse settimane aveva avanzato insieme alla Francia ed altri paesi una proposta di compromesso, la direttiva Ue, ha sottolineato il ministro del lavoro Enrico Giovannini, permette di "evitare concorrenze sleali" e di "chiarire chi deve essere tenuto responsabile quando ci sono situazioni non chiare che devono essere sanate".