Parte dai ceo la rivoluzione delle professioni che permetterà di sfruttare il potenziale del digitale. Lo afferma lo studio di Accenture Strategy, presentato a Davos, secondo il quale dovranno essere proprio i manager
delle aziende a dare ancora più centralità alla propria forza lavoro, accompagnandola verso le nuove frontiere professionali dell'era digitale.
Secondo l'indagine condotta su un campione di 10.527 lavoratori di dieci diversi Paesi, se si riuscisse a raddoppiare il ritmo con cui i lavoratori sviluppano queste competenze, la quota di posti di lavoro a rischio diminuirebbe dal 10 al 4% entro il 2025 negli Stati Uniti. Secondo lo stesso meccanismo si assisterebbe a un calo dal 9% al 6% nel Regno Unito e dal 10% al 5% in Germania.
«Le capacità squisitamente umane come leadership e creatività, saranno ancora fondamentali. Le aziende vincenti saranno quelle in grado di utilizzare le migliori tecnologie per valorizzare e non ridurre la forza lavoro», afferma Ellyn Shook, chief Leadership and Human Resources Officer Accenture.
Nei Paesi coinvolti dall'indagine (Italia, Usa, Brasile, Regno Unito, Francia, Germania, Australia, India, Giappone e Turchia), si evidenzia l'atteggiamento positivo degli intervistati rispetto all'introduzione delle tecnologie digitali sul posto di lavoro. L'84%, infatti, si dice ottimista sull'impatto del digitale nell'ambito della propria professione. Più dei due terzi ritengono che tecnologie come la robotica, l'analisi dei dati e l'intelligenza artificiale li aiuteranno a essere più efficienti sul posto di lavoro (74%), ad apprendere nuove
competenze (73%) e a migliorare la qualità del loro lavoro (66%).
L'87% degli intervistati, con punte che toccano il 93% nel gruppo dei Millennials e minimi intorno al 79% per quanto riguarda i Baby Boomers, si aspetta che parte delle proprie mansioni sarà automatizzato nei prossimi cinque anni. Di questi, l'80% è convinto che l'applicazione del digitale sul posto di lavoro arrecherà più benefici che danni.