Reuters
Al più grande gestore patrimoniale europeo, Amundi, si sono uniti 26 investitori nel chiedere alla compagnia multinazionale Shell di migliorare i suoi obiettivi ambientali. È accaduto durante la riunione annuale del Consiglio di amministrazione di Shell e si tratta della più significativa spinta degli azionisti sulla politica climatica affrontata dal gruppo petrolifero e del gas.
In linea con l’accordo di Parigi per limitare il riscaldamento globale a Shell è stato chiesto di stilare dei piani di decarbonizzazione coerenti con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi Celsius rispetto all’epoca pre-industriale. Affinché tali obiettivi possano essere raggiunti, le emissioni globali devono ridursi di quasi la metà entro il 2030.
Come si è arrivati fino a qui? Il gruppo di 27 investitori che possiedono circa il 5% di Shell ha co-presentato questa risoluzione indipendente che sollecita la società energetica a fissare obiettivi climatici più rigorosi, la più grande iniziativa di questo tipo fino a oggi.
Va ricordato che insieme, gli investitori gestiscono più di 3,8 trilioni di euro e possiedono circa il 5% di Shell e dunque hanno la forza per mettere pressione e indirizzare le scelte del ceo di Shell, Wael Sawan che al contrario sta cercando di aumentare i profitti dell'azienda, in parte rallentando investimenti nelle energie rinnovabili e crescente produzione di combustibili fossili.
Tra i 27 fondi azionisti figurano il fondo pensione britannico London CIV e i gestori internazionali Rathbones, Candriam e Edmond de Rothschild, il fondo pensione svedese AP4 e la Fondazione Ethos, che rappresentano gli investitori svizzeri.
La risoluzione è sostenuta in primis dall’azionista attivista Follow This, un gruppo di pressione che vuole stimolare la decarbonizzazione dell’industria petrolifera, e sarà sottoposta a votazione durante l’assemblea generale annuale di Shell entro la fine dell’anno.