martedì 21 maggio 2024
Nell'Introduzione ai lavori del presidente dei vescovi la fotografia di un Paese in cui oltre il 22 per cento è a rischio marginalità. Ma anche l'invito alla speranza e a fare i conti con la cultura
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Preoccupazione per lo Stato di salute dell'Italia, soprattutto per quanto riguarda la perdurante povertà. Ma anche l'invito a guardare avanti con speranza. E l'esortazione a «fare i conti con la cultura nel suo insieme, prendendo in considerazione tanto le élite intellettuali laiche che la dominante cultura di massa». Sono alcuni dei sentimenti espressi questa mattina, 21 maggio, dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, nella sua introduzione ai lavori della 79/a Assemblea generale dei vescovi italiani. Dopo l'incontro di ieri pomeriggio, 20 maggio, con il Papa e la Veglia di preghiera serale per la pace nella Basilica di San Pietro, il porporato ha offerto ai vescovi una fotografia della situazione sociale ed ecclesiale italia, mettendo l'accento soprattutto sulla questione povertà.

«Lo stato di salute del Paese desta particolare preoccupazione - ha detto -. È sempre più difficile uscire dall'abisso dell'indigenza. Si rafforzano le povertà croniche e quelle intermittenti, relative ai nuclei familiari che oscillano tra il 'dentro' e il 'fuori' dalla condizione di bisogno». Si rafforza inoltre, ha aggiunto, «il divario generazionale: i giovani sono sempre più esposti a difficoltà economiche e aumenta il vuoto creato da coloro che tendono ad allontanarsi dalla partecipazione politica e dal volontariato». I numeri del resto lo attestano chiaramente. «Il 9,8% della popolazione, circa un italiano su dieci - ha fatto notare Zuppi -, vive in condizioni di povertà assoluta. Le stime preliminari dell'Istat, riferite all'anno 2023, mostrano quanto la povertà sia un fenomeno strutturale del Paese. Complessivamente risultano in uno stato di povertà assoluta 5 milioni 752mila residenti, per un totale di oltre 2 milioni 234mila famiglie. A loro - ha proseguito il presidente della Cei - si aggiungono le storie di chi vive in una condizione di rischio di povertà e/o esclusione sociale: si tratta complessivamente di oltre 13 milioni di persone, pari al 22,8% della popolazione». E il dato italiano «supera la media europea».

Non va meglio per quanto riguarda la partecipazione politica. Sempre secondo i dati ufficiali dell'Istat, «nel 2023 il 40,2% dei 16-24enni ha svolto almeno un'attività di questo genere, con una riduzione significativa rispetto al 54,5% del 2003; l'8,0% ha svolto attività di volontariato, con una riduzione altrettanto significativa rispetto a venti anni prima (era 11,0% nel 2003)».

Ecco perché è importante affrontare questi problemi. Ragion per cui «nel nostro Cammino sinodale - ha ricordato il cardinale - uno spazio importante viene riservato proprio alla domanda spirituale dei giovani, ma anche a quella degli anziani, che tanto possono aiutare a costruire un futuro per tutti ma che vanno garantiti nella loro fragilità. Si tratta di immettere un seme evangelico nella pasta della nostra società". Da qui il riferimento alla 50ª edizione delle Settimane Sociali dei cattolici, che all'inizio di luglio vedrà a Trieste la presenza del Santo Padre e del Presidente della Repubblica. «Sarà per noi una occasione preziosa per favorire le dinamiche partecipative in particolare dei giovani, perché si sentano parte di un sogno e di un progetto comune».

«Abbiamo poi bisogno di una legalità certa ed efficace che combatta gli abusi, garantendo diritti e doveri e che permetta, tra l'altro, anche di rispondere ad una domanda di mano d'opera che diventa in alcuni casi una vera emergenza». Questa un'altra delle notazione del presidente dei vescovi, cha ha aggiunto: « È necessario promuovere azioni solidali e definire, con urgenza, soluzioni inclusive e realmente incisive, in grado di rafforzare il senso di comunità e di reciproca cura, affinché nessuno sia tagliato fuori o venga lasciato indietro». Per Zuppi, «questi problemi aumentano sensibilmente nelle aree interne del Paese, che restano oggetto di tanta preoccupazione della Chiesa». In realtà, «se opportunamente aiutate in una visione strategica, possono diventare luoghi di accoglienza per tutti, anche in riferimento all'emigrazione che deve rappresentare un'opportunità oltre che una necessità. È l'accoglienza che allarga anche il cuore e diventa testimonianza di una rinnovata cultura di pace. In questo senso accoglieremo i minori provenienti dall'Ucraina per un'estate di solidarietà. Sette nostre Chiese locali hanno dato disponibilità, insieme alle aggregazioni laicali, ad ospitare 700 minori». Inoltre bisogna essere lungimiranti per combattere l'inverno demografico e

Tutto questo, però, non sarà possibile se non si dedica anche particolare attenzione alla cultura del nostro tempo. Ed è in questo passaggio probabilmente la parte più innovativa dell'Introduzione. «Senza rapporti con il mondo della cultura, la Chiesa perde anche il contatto con il mondo sociale, oggi molto più estesamente scolarizzato e acculturato di quanto fosse nella prima metà del secolo scorso. Nonostante l’originalità e la determinazione di Papa Francesco, dobbiamo chiederci se non pecchiamo di “timidezza” e di mancanza di “fantasia creativa” in ambito culturale. In altri termini, una Chiesa che non sia militanza e immaginazione culturale soffre di una colpevole, grave mancanza e omissione: non rende vivo e attuale il messaggio cristiano. La Chiesa deve aiutare la discussione critica delle ideologie, dei miti, degli stili di vita, dell’etica e dell’estetica dominanti. Se è vero che la Chiesa ha bisogno di cultura - ha concluso sul punto il cardinale -, aggiungerei che è anche la cultura ad avere bisogno
del punto di vista cristiano».

Il discorso di Zuppi è stato comunque aperto da un invito alla speranza, ricalcando quanto il Papa aveva detto ai vescovi nel dialogo di ieri a porte chiuse. «Nei vari incontri – ci ha confidato – ho avuto modo di toccare con mano le gioie e le sofferenze dei nostri territori. Soprattutto credo che sia giusto e importante parlare dei problemi con realismo, senza negatività, sempre pieni dello Spirito che libera dalla paura e dalla tentazione di fidarsi più di se stessi che della grazia. Bisogna alzare lo sguardo. Gesù invita i discepoli a non stare a discutere con lui di piccole preoccupazioni, pur assillanti. Quando si alzano gli occhi e si vede il grande bisogno di Dio e delle persone, quei problemi che sembravano montagne si riducono, perché niente è impossibile a chi ha fede».

In altri termini bisogna vivere un tempo di Pentecoste, cioè passare dalla Babele dell'individualismo, «segnata da tanta sofferenza, dalle ombre di guerre che non si fermano e paralizzano nella paura», a un rinnovato senso di comunità. In altri termini gettare ponti per superare i muri che dividono. «Solo se noi siamo, io sono», ha detto Papa Francesco a Verona. Questa è la regola del “pensarsi insieme”, perché nessuno esiste senza gli altri». E in questo senso deve andare anche il Cammino sinodale in corso, «consapevoli - ha sottolineato Zuppi - che dobbiamo essere pieni del suo Spirito Consolatore, Spirito di forza e non di timidezza: una forza evangelica, non supponente, antipatica, che finisce per nascondere la Verità perché la rende distante, come una pietra da tirare. È piuttosto un pane di misericordia da usare, attraente non perché svilita ma perché vera e prossima alla folla e a ciascuna persona, esigente perché chiede amore, capace di generare vita, di renderla nuova come solo l’amore sa fare».

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