mercoledì 30 aprile 2014
Czestochowa devota al «suo» Wojtyla nel segno di Maria. (VAI ALLO SPECIALE)
I nuovi santi Papi, la vita e la famiglia di Roberto Colombo
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«Il legame dei polacchi con Giovanni Paolo II è vivo e forte oggi quanto negli anni del suo pontificato. E lui continua a guidare la sua Chiesa». Ne è convinto padre Simon Stefanowycz, che da Czestochowa riflette sull’evento della canonizzazione dei due Papi. Padre Stefanowycz ha da poco festeggiato i 50 anni di ordinazione sacerdotale ed è una “colonna” della comunità di religiosi che cura e gestisce e il Santuario di Jasna Gora – 90 padri e 25 fratelli – comunità dell’Ordine di San Paolo Primo Eremita, fondato in Ungheria all’inizio del XIII secolo. Entrato nel 1953 in quello che è il cuore del cattolicesimo polacco, ha il “polso” della fede del suo popolo e della devozione nei confronti di Karol Wojtyla, figura che ha incrociato per la prima volta negli anni della sua formazione. «A Jasna Gora venivano regolarmente sacerdoti e vescovi in ritiro spirituale – racconta il religioso – erano gli anni prima del Concilio, e alla mattina tutti celebravano singolarmente nei vari altari del Santuario. Nel 1958 vidi per la prima volta celebrare un vescovo giovanissimo, aveva 38 anni, da poco nominato ausiliare di Cracovia, Karol Wojtyla. Ricordo di averlo servito a pranzo, nel refettorio. Poi l’ho rivisto le numerose volte in cui è tornato, anche da cardinale. Veniva spesso con gruppi di giovani, a volte in borghese, spesso in bicicletta. Negli anni ’60 e anche dopo al Santuario si arrivavano a celebrare anche 700 matrimoni all’anno, coppie che a causa delle pressioni del regime preferivano sposarsi qui, in “incognito”, piuttosto che parrocchia. Anche Wojtyla ha celebrato diversi matrimoni».Quando padre Stefanowycz ha visto domenica le 10mila persone che da Jasna Gora hanno seguito la Messa trasmessa in diretta da Roma sui maxischermi, è riandato a uno dei suoi ricordi più cari. «Da 40 anni sono la guida del Santuario per i pellegrini di lingua inglese e non solo. Ho accompagnato 76 ambasciatori, 20 cardinali, tre volte Madre Teresa, la famiglia Kennedy, re e regine, ma niente è stato “forte” come la Giornata mondiale della gioventù nel 1991. Allora ero segretario del priore del Santuario e fui particolarmente coinvolto nei “lavori. Con la visita di Giovanni Paolo II e il milione e passa di persone presenti, Czestochowa sembrava una enorme Chiesa a cielo aperto. Dopo decenni in cui la televisione era sempre stata attenta a non mostrare Chiese piene o celebrazioni affollate, fu una grande sensazione per noi polacchi. Giovanni Paolo II ci portò questa liberazione, così come fece sentire la Polonia nel cuore della Chiesa universale. Qualcosa che forse gli italiani, abituati ad essere al centro del cattolicesimo, faticano a capire».Padre Stefanowycz parla del legame intatto tra il popolo polacco e il “suo” Pontefice santo per quello che ha sperimentato in confessionale nelle ultime settimane – «a Jasna Gora confessiamo tutti i giorni dalle 6 di mattina fino alle 20» –, per quello che ha visto di fronte all’immagine della Madonna Nera – «i Rosari e le preghiere di questi giorni per Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII» – e anche per la copertura data dai media all’evento. Che non è più scontata come lo poteva essere vent’anni fa, essendo anche la Polonia alla prese con una secolarizzazione che tocca in primis i grandi mezzi di comunicazione. Ma «la tv pubblica – dice – soprattutto il primo canale, ha fatto molto, e i dati di ascolto sono stati notevolissimi».Giovanni Paolo vive anche o soprattutto con il suo magistero, aggiunge Stefanowycz, «le encicliche che ha lasciato, le lettere apostoliche, le catechesi e le omelie vengono continuamente citate e riproposte nella pastorale». E non solo in Polonia, dice, ma anche fra i polacchi all’estero, dagli Usa all’Inghilterra, che sono i Paesi della “diaspora” con cui il religioso è in contatto costantemente. «È un tesoro che continua a dare frutti».
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