Noi lo pensiamo soltanto. Ma il Tirreno, il quotidiano della Toscana occidentale, lo ha scritto in un titolo: «Bergogliano prima di Bergoglio». Lui, monsignor Simone Giusti, il pisano vescovo di Livorno, ha il sorriso ironico pronto ad affiorare sul viso e la battuta caustica, mai però cattiva, a fil di labbra. Durante il pellegrinaggio dei livornesi a Roma, i cronisti vedono Giusti e Francesco parlottare e poi ridere a crepapelle. Bel modo di fare i pastori... «Spiegavo al Papa – racconta Giusti – di come Livorno sia anticlericale e massonica, con ben nove logge. E della difficoltà a far accettare che la statua della Madonna, secondo tradizione, vigilasse sul porto. Per la verità gli dicevo pure di come il popolo sia naturalmente religioso: con il 35 per cento di non battezzati, il 70 per cento degli studenti frequenta l’ora di religione, secondo una vecchia tradizione comunista: in parrocchia non ci si va, ma una formazione religiosa è opportuna, e va fatta a scuola». E il Papa come ha reagito? «Per nulla turbato mi fa, serio: "Dica ai livornesi che chi non vuole Maria come madre, l’avrà come suocera; e posso garantire che è molto peggio"».Al di là dell’episodio in sé, colpiscono lo stile e i gesti del pastore Bergoglio, che così dà l’esempio ai pastori. Non esiste un gregge informe, ma tante pecore uniche e distinte; e a ciascuna il Papa dedica il tempo necessario, incurante del protocollo. «Il mio segretario, don Donato Mollica, aveva la mamma ammalata. Lo dico al Papa. Lui allora si avvicina a don Donato, gli prende le mani e insieme pregano, a lungo, per la sua mamma». Ha le battute pronte, Bergolio; ma anche i silenzi prontissimi: «Si immerge letteralmente nella tua vita – prosegue Giusti – quando si china sul povero, si china sul serio. A noi vescovi toscani, che ha fatto mettere in cerchio, aveva ricordato: "Il ministero ci unisce, solo i ruoli ci differenziano". Vuole essere aiutato, ci tiene tantissimo. "Aiutatemi nel governo della Chiesa", ha detto ai sacerdoti. E io, quando sono stato a tu per tu con lui, a domanda precisa ho risposto: "Continui con questi gesti pubblici, senza preoccuparsi di nulla se non di arrivare al cuore della gente. Il resto verrà di conseguenza"».Il pastore autentico sa che i gesti parlano assai più delle parole. E così nessuno stupore se il 23 maggio, ai vescovi italiani riuniti in San Pietro per la solenne professione di fede, il Papa lancia uno sguardo al vicino di Giusti, un anziano cappuccino di 92 anni, e gli dice: «Ma che piacere!». Lui, padre Carraro, vescovo emerito di Verona, si meraviglia: «Ma come, Santità, lei si ricorda di me?». «Certo che mi ricordo. Venne a Buenos Aires come padre generale dei cappuccini!». Carraro, sbigottito, aveva le lacrime agli occhi.