Papa Francesco l'8 dicembre 2015 apre la Porta Santa della Basilica di San Pietro.
Ventidue milioni i pellegrini a Roma per l’Anno Santo
Domenica 20 novembre si chiude il Giubileo della Misericordia: un evento avvenuto a 50 anni esatti (1966-2016) da quell’Anno Santo voluto da Paolo VI per celebrare la chiusura del Concilio Vaticano II. A colpire di questo Anno Santo è stata soprattutto l’universalità che ha toccato le innumerevoli chiese giubilari di tutto il mondo e presenti in ogni singola diocesi. Sono stati circa 22 i milioni di cattolici che sono venuti a Roma alla tomba degli apostoli Pietro e Paolo per ottenere, dopo un adeguato percorso penitenziale, l’indulgenza plenaria concessa da papa Francesco.
Un Giubileo d’eccezione per molti aspetti, fra cui la presenza fin dall'inaugurazione l’8 dicembre 2015 del papa emerito, Benedetto XVI. Tra i gesti più significativi e simbolici compiuti da Francesco vi è stata la scelta di aprire, pochi giorni prima dell’inizio ufficiale dell’Anno della Misericordia, la Porta Santa prima che a San Pietro, a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, il 29 novembre del 2015: un luogo che non solo simboleggiava una periferia del pianeta ma che rappresenta ancora oggi un teatro di tremendi conflitti.
A febbraio l’arrivo a Roma dei santi del perdono: Padre Pio e Leopoldo Mandić
Tra gli eventi più significativi avvenuti, tra il 3 e l’11 febbraio, è stato l’arrivo e la sosta a Roma, in occasione del Giubileo, prima nelle chiese di San Lorenzo fuori le mura, poi di San Salvatore in Lauro e infine nella basilica di san Pietro delle spoglie mortali dei santi cappuccini Padre Pio e Leopoldo Mandić. I due religiosi sono stati indicati dal Pontefice argentino come modelli ed esempi per questo Giubileo in quanto apostoli privilegiati del sacramento della Confessione e della Riconciliazione. L’arrivo e la sosta a Roma delle spoglie dei due frati ha richiamato a Roma oltre mezzo milione di persone.
Le opere di carità e i venerdì della misericordia
Innumerevoli sono stati i gesti spesso anonimi compiuti da papa Francesco per incontrare e toccare con mano, durante questo anno, le situazioni di maggiore fragilità e di esclusione sociale. Come certamente di grande impatto è stata la scelta e opzione di Francesco di dedicare un venerdì al mese a luoghi di particolare rilevanza per mettere in pratica e sperimentare le opere di misericordia spirituale e corporale. Proprio in questo 2016 molte strutture della Capitale e non solo hanno visto il Pontefice protagonista di innumerevoli gesti e di incontri a favore dei più deboli e dimenticati. Tra questi quelli dedicati alla visita e incontro con i neonati nel reparto di neonatologia dell’ospedale San Giovanni di Roma, con le donne liberate dalla schiavitù della prostituzione così come con i giovani sacerdoti che hanno lasciato il ministero, con le loro famiglie.
Un Giubileo costellato anche da forti eventi ecumenici e di dialogo interreligioso, dalla Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia nel luglio scorso fino alla canonizzazione a settembre di Madre Teresa di Calcutta, vera icona della misericordia per il suo apostolato nei confronti degli ultimi.
Il Giubileo dei carcerati e dei senza fissa dimora
Infine a novembre due sono stati gli appuntamenti dedicati da Francesco ai carcerati e ai senza fissa dimora. «Non esiste luogo del nostro cuore che non possa essere raggiunto dall’amore di Dio. Dove c’è una persona che ha sbagliato, là si fa ancora più presente la misericordia del Padre, per suscitare pentimento, perdono, riconciliazione, pace». Sono state le parole pronunciate da papa Bergoglio il 6 novembre scorso , in piazza San Pietro e rivolte alle migliaia di persone detenute accorse a Roma con i loro familiari (tra loro anche il personale addetto alla gestione dei penitenziari) per celebrare il loro Giubileo. Come toccante e di grande rilievo anche empatico è stato l’11 novembre l’incontro di papa Francesco con le numerose realtà legate al mondo dei senza fissa dimora. «Non smettete di sognare, insegnateci a sognare!». E’ stata la doppia consegna del Papa che ha rivolto, in quel giorno, nell’Aula Paolo VI a tutte le persone che vivono o hanno vissuto l’esperienza della strada. «La povertà è nel cuore del Vangelo», ha assicurato il Papa: «Solo colui che sente che gli manca qualcosa guarda in alto e sogna, colui che ha tutto non può sognare». «Le persone semplici seguivano Gesù perché sognavano», è stata l’esortazione di Francesco: «Insegnate a tutti quelli che hanno tutto, a quelli a cui non mancano il cibo e le medicine, insegnateci a non rimanere soddisfatti, insegnateci a sognare, a partire dal cuore del Vangelo».