sabato 20 aprile 2013
​Presentata alla Lateranense un’applicazione che vuole essere un sussidio per quanti percorreranno
quel tratto dell’itinerario di arte e fede che da Roma lungo la Prenestina arriva fino a Piglio, nel Frusinate
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Un pellegrinaggio 2.0. Si parte con smartphone o tablet alla mano, insomma, con un occhio allo schermo e l’altro a chiese e panorama. La Via Francigena del Sud, nell’ultimo tratto di 90 chilometri che da Roma, lungo la Prenestina, arriva fino a Piglio nel frusinate, da oggi infatti si può percorrere online. O meglio, i pellegrini più tecnologici avranno a disposizione anche un’app gratuita in tre lingue (italiano, inglese, spagnolo) a indicare il cammino. Venti itinerari con tappe georeferenziate, 200 foto, 30 punti d’interesse artistico e spirituale; tutto in un’audio-guida, promossa dalla Fondazione Percorsi giubilari e creata da Nova Itc, per scoprire arte e storia del percorso sacro nel Lazio. A segnalare la via anche il sistema "proximity alert", che fa partire automaticamente la rispettiva descrizione storico-religiosa, se ci si trova nei pressi di un luogo simbolo del tracciato intrapreso per la prima volta dall’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, nel 990. La riscoperta «feconda, ancor più nell’Anno della fede», del cammino che collega San Pietro alle coste pugliesi, alla volta del Santo Sepolcro a Gerusalemme, non è altro che il cammino della vita. Il vescovo Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, che ha ospitato la presentazione della nuova applicazione digitale, ha ricordato che in un pellegrinaggio «che incontra lo stile giovane e la tecnologia», non va persa mai di vista «la pellegrina nella fede per eccellenza, Maria Santissima. A lei va chiesta protezione». Il viaggio sulle orme degli antichi pellegrini, Pietro e Paolo, va caricato di nuovo significato nella modernità, dando stimoli allo spirito, perché «si riesca a costruire percorsi interiori lungo il tragitto, con una proposta cristiana di grande valenza pastorale». Il riferimento del vescovo di Palestrina, Domenico Sigalini, è «all’accoglienza spirituale, che può persino alle volte cambiare la vita delle persone»; una necessità da ricreare sulla Via Francigena, magari puntando sull’ospitalità povera e gratuita nelle parrocchie. Il problema tuttavia sono le norme regionali «incoerenti», secondo il presidente della Fondazione Percorsi giubilari, Livio Del Bianco, che «inibiscono l’accoglienza povera» con cavilli burocratici. Per questo andrebbero uniformate le leggi su tutto il territorio, «promuovendo anche un accordo tra le 31 diocesi attraversate dalla Via Francigena del Sud» per rendere fruibile il ristoro extra alberghiero. Rinnovare la rete di accoglienza, alla luce del messaggio che «chi ospita diligentemente un pellegrino ospita Gesù Cristo», è infatti un ulteriore passo, secondo don Paolo Asolan, docente di pastorale sociale alla Lateranense, per continuare il processo avviato ormai da alcuni anni di «riunificazione delle tre peregrinationes maiores medievali: i pellegrinaggi a Roma, in Terra Santa e a Santiago di Compostela». Esperienze che, conclude, per i credenti sono come «una ferita di gioia che a distanza di anni fiotta ancora, l’inizio del Paradiso su questa terra».
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