La Cattedrale di Benevento
Sono preoccupati i vescovi delle diocesi che comprendono i Comuni delle province di Benevento e Avellino: le aree interne della Campania vivono una situazione di «grande divario dal resto dell’Italia che le rende Sud del Sud»; e lo denunciano in una lettera rivolta agli amministratori.
Nel documento (a firma di Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento, Arturo Aiello, vescovo di Avellino, Domenico Battaglia, vescovo di Cerreto Sannita-Sant’Agata de’ Goti-Telese, Pasquale Cascio, arcivescovo di Sant’Angelo de’ Lombardi-Nusco-Bisaccia, Sergio Melillo, vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia, Riccardo Luca Guariglia, abate di Montevergine) dall’emblematico titolo "Mezzanotte del Mezzogiorno?", si rivolgono alle loro comunità, agli amministratori locali, al governo.
Nella sala verde del palazzo arcivescovile di Benevento, martedì mattina, i sei pastori dicono di vivere «un tempo difficile che allarga la forbice Nord-Sud». Nelle aree interne della Campania – denunciano – si perde ogni anno un numero di abitanti equivalente a quello di un paese intero. Sono proprio i laureati tra i 24 e i 39 anni a lasciare la Campania più povera. Tra gli altri problemi presenti, la difficoltà a intercettare i flussi turistici, la disoccupazione, la contrazione della spesa pubblica, lo spopolamento, la carenza delle infrastrutture stradali.
Per il vescovo Accrocca non c’è scelta. «O puntiamo a diventare il polmone verde della Campania, l’area dove potersi rilassare e disintossicarsi, oppure potremmo diventare la pattumiera delle aree metropolitane costiere. Spetta anche a noi fare la nostra parte ed impedire tutto ciò. Le zone interne devono diventare l’eccellenza della nostra Regione».
«Non c’è da illudersi – prosegue Accrocca – se restiamo invischiati in una visione politica di corto raggio, tesa alla salvaguardia di interessi particolari, non potremo sperare in un’inversione di rotta». L’unica possibilità è trovare «una solida coesione istituzionale per dare forza alle istanze delle aree più deboli». L’appello dei vescovi è dunque «fare un gioco di squadra per programmare insieme una politica di sviluppo. Se riuscissimo nell’intento – dicono – tutti ne trarremo vantaggio; in caso contrario, tutti saremo destinati a perdere».
Spetta ai pastori, ne sono convinti i vescovi, lavorare «per il bene integrale della propria gente». «Perché – aggiunge monsignor Aiello – occorre ritornare all’antico ruolo del vescovo "defensor civitatis". Non abbiamo la pretesa di trovare soluzioni, ma auspichiamo un’alleanza per l’uomo».
Tra i primi passi un forum per gli amministratori campani, il primo dei quali a Benevento: «Momento di crescita comunitaria nella speranza di attivare sinergie capaci di promuovere l’interesse comune». Dal 24 al 26 giugno, tutti i territori delle zone interne proveranno a «ipotizzare cammini, individuare piccoli, ma concreti obiettivi da raggiungere a vantaggio delle realtà territoriali più emarginate del Paese». Concordano il sindaco di Benevento Clemente Mastella, il presidente della provincia Antonio Di Maria e il rettore dell’Università degli Studi del Sannio, Giuseppe Marotta, che plaudono all’iniziativa «per uscire dall’immobilismo di un Mezzogiorno dove sembra essere scoccata la mezzanotte».
Ma, concludono i pastori, «quella che auspichiamo è essenzialmente una conversione mentale, che è quella dell’incontro che solo può portare soggetti diversi a confrontarsi per analizzare insieme, pensare insieme, realizzare insieme». Così per i vescovi «sorgerà il sole sul Mezzogiorno».