«La rete come fraternità, le parole ponte». Questo è il nome del tavolo internazionale di lavoro sui social media, uno dei dodici “cenacoli” che hanno alimentato la riflessione di #BeHuman, il World meeting on human fraternity promosso dalla Fondazione Fratelli Tutti. Ieri pomeriggio presso il Palazzo della Cancelleria di Roma, i missionari digitali e gli influencer convocati dal cardinale Gambetti sono stati accolti da monsignor Lucio Ruiz, segretario del Dicastero per la comunicazione. Si tratta di cinquanta persone, metà scelte tra i componenti de “La Chiesa ti ascolta”, il gruppo sinodale del continente digitale; gli altri 25 sono stati scelti tra gli operatori della comunicazione digitale che non hanno alcun riferimento con la comunità ecclesiale o appartengono ad altre confessioni. Si tratta di una prima volta che vuole essere il segno di uno stile nuovo.
I 50 partecipanti al tavolo su web e fraternità in Vaticano - .
La preparazione dei lavori del tavolo social media è partita da una domanda di senso: può esistere uno stile di fraternità per chi ha scelto la rete come luogo dove esprimersi e comunicare? «Questa è la sfida affrontata dagli influencer/comunicatori che hanno animato il tavolo digitale» spiega Rosy Russo», vice coordinatrice del gruppo italiano de “La Chiesa ti ascolta”. «L’obiettivo – precisa ancora la fondatrice di “Parole O_stili” –, è quello di scrivere, descrivere e disegnare parole nuove e nuovi linguaggi per costruire ponti di umanità in un mondo che fa fatica a volersi bene». Concretamente, a partire dalle parole della Fratelli Tutti, i partecipanti al tavolo hanno realizzato un vocabolario della fraternità. Ogni comunicatore ha scelto come dare senso e significato alla parola individuata: sono stati creati dei contenuti originali che, già da ieri, hanno popolato il “Vocabolario della Fraternità” sul sito della Fondazione Fratelli Tutti (www.parole.fondazionefratellitutti.org), si tratta di un dizionario aperto: chiunque può aggiungere una parola e popolarla di contenuti.
Il professore Andrea Nanetti, collaboratore dell’Università di Harvard e del ministero cinese dell’educazione, ha tenuto la prolusione dei lavori di gruppo. In collegamento da Singapore, ha chiarito che «oggi nella rete si cerca un antagonista, dobbiamo invece costruire un nuovo dialogo fondato sulla verità, sulla gentilezza e l’ascolto. La Fratelli Tutti ci esorta alla creazione di un nuovo social media, non basato sullo sfruttamento degli altri a beneficio del gestore, ma a favore degli altri». Nanetti, inoltre, ha creato un ponte tra il testo dell’enciclica e i moderni Large Language Model.
Monsignor Lucio Ruiz ha moderato i lavori: «Ciò a cui siamo chiamati oggi è trasmettere l’amore attraverso i social, non il nostro nome, ma l’amore. Per questo le parole, che sono espressione del nostro cuore, sono un ponte fra le persone, e creano le relazioni. Perciò dobbiamo curarle, per poter trasmettere i valori che ci fanno felici». «Testimoniare nella rete – conclude Ruiz –, significa vivere la verità e il bene in primis nel nostro cuore e nella vita, per poi arrivare a chi ci segue per dare una chiave di fraternità».
© riproduzione riservata