Un unico focus, una finalità ecumenica. Per un giorno papa Francesco si trasferisce da Roma a Ginevra come pellegrino per incontrare, in occasione del suo 70° anniversario, il Consiglio ecumenico delle Chiese ( World Council of Churches - Wcc), organismo che riunisce più di trecento Chiese cristiane di oltre 110 Paesi, del quale la Chiesa cattolica non è membro ma con cui collabora e opera strettamente fin dal 1965. Un pellegrinaggio che il Papa invita i fedeli a seguire «con la preghiera» come ha chiesto ieri all’udienza generale. Nella “Città della pace”, centro della governance globale e patria del riformatore Calvino, il Papa ha scelto infatti di non fare tappa in alcuna delle agenzie internazionali che a Ginevra hanno sede, ma dedicare esclusivamente l’attenzione all’incontro ecumenico.
Francesco giunge alla chiusura dei lavori del comitato centrale, il più alto organo decisionale del Consiglio ecumenico di Ginevra proprio mentre il Centro è pieno di rappresentanti delle Chiese membri e dei partner ecumenici che rappresentano tutte le dimensioni del movimento ecumenico a livello mondiale. «Il pellegrinaggio di papa Francesco al Centro ginevrino esprime il suo desiderio di essere personalmente associato nel celebrare l’anniversario a nome dell’intera comunità della Chiesa cattolica – ha detto il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani –. Un gesto ecumenico di grande significato nel contesto storico che stiamo attraversando, che mostra i passi compiuti dalla promulgazione del Decreto sull’ecumenismo, Unitatis Redintegratio, e che vuole evidenziare la continua disponibilità della Chiesa cattolica non solo a promuovere buoni rapporti ma a progredire nel cammino con le Chiese membri del Consiglio ecumenico continuando a servire insieme il mondo e alle sfide dell’umanità del nostro tempo».
Un pellegrinaggio per riflettere dunque non solo sui passi compiuti ma per indicare come guardare avanti nel progredire verso l’unità portando le Chiese più vicine l’una all’altra, «come fossimo già uno», camminando, pregando e lavorando insieme, che è la strada dell’unita. Nel 2015, in occasione del 50° anniversario del gruppo di lavoro congiunto tra la la Chiesa cattolica e il World Council of Chuches celebrato a Roma, il Papa aveva già incoraggiato nel suo messaggio la Chiesa cattolica e il Consiglio ecumenico a promuovere modi in cui i cristiani possano svolgere insieme la missione, testimoniare insieme la comunione reale, sebbene imperfetta, alla quale partecipano tutti i battezzati. «In questi anni papa Francesco ci ha insegnato che noi cattolici con gli altri cristiani non dobbiamo continuare ad usare le nostre differenze per rimanere separati e per non collaborare. Questo è molto importante.
Ed è un insegnamento che dovrebbe essere ben recepito nella vita cattolica», come ha affermato ad Avvenire Brian Farrell, dal 2002 segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e che è oggi con Francesco a Ginevra. Il Papa partecipa in mattinata al primo dei due incontri interconfessionali con una personale meditazione nella cappella presso la sede del Consiglio ecumenico delle Chiese.
Ad accoglierlo il segretario generale del Wcc, il norvegese luterano Olav Fykse Tveit, la moderatrice Agnes Aubom, teologa anglicana originaria del Kenya e i due vice-moderatori, il metropolita Gennadios di Sassima del patriarcato ecumenico di Costantinopoli e la vescova metodista statunitense Mary Ann Swenson. Dopo il pranzo con la leadership nel prestigioso Ecumenical Institute di Bossey Francesco è atteso alla sede del Centro per il suo discorso ai membri del Consiglio ecumenico. Prima del rientro serale Roma, la Messa con i cattolici elvetici al Palexpo di Ginevra.