sabato 8 giugno 2024
Una testimonianza di fede, di giustizia e di solidarietà nel cuore del Comando generale dell’Arma dei carabinieri a Roma
Il reliquiario di don Puglisi

Il reliquiario di don Puglisi - .

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Una testimonianza di fede, di giustizia e di solidarietà nel cuore del Comando generale dell’Arma dei carabinieri a Roma. Il beato don Pino Puglisi, da ieri, è ancora di più presenza viva tra la comunità dei militari che si riuniscono in preghiera nella Cappella “Virgo Fidelis”.

La cerimonia di collocazione di una reliquia “ex sanguine” del sacerdote ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993 è stata un’occasione per fare memoria del prete che a Palermo ha dato la vita per trasmettere ai giovani il Vangelo, il senso della legalità e dello Stato. Un momento intenso che ha visto il comandante generale dell’Arma generale di corpo d’armata Teo Luzi, il cardinale Marcello Semeraro prefetto del Dicastero delle cause dei santi, l’arcivescovo Santo Marcianò ordinario militare per l’Italia; e monsignor Vincenzo Pizzimenti capo servizio assistenza spirituale del Comando generale dei carabinieri, ricordare il martirio di don Puglisi.

«Non era un componente dell’Arma, tuttavia ci sono nella sua vita molti aspetti che lo rendono molto simile, molto vicino ai vostri ideali e ai vostri progetti istituzionali – ha detto il cardinale Semeraro rivolgendosi alle donne e agli uomini in uniforme -. La forma di vita del beato Puglisi è molto simile alla vostra, soprattutto nella vicinanza al popolo, nella vicinanza alla gente semplice in modo particolare alle fasce deboli». «Nel caso del beato Puglisi si è trattato di subire un’uccisione per la ragione della giustizia, della fraternità, della solidarietà e della vicinanza al popolo e sono questi gli ideali che istituzionalmente vi caratterizzano, sono queste le ragioni per cui con piacere sono qui insieme con voi per questa circostanza e rinnovo la mia gratitudine sincera per il vostro lavoro».

Il generale Luzi ha ricordato alcune frasi che don Puglisi, «uomo di grande fede» che «viveva tra la gente, molto legato al comandante della locale stazione dei carabinieri» che amava chiamare i suoi ragazzi. «Avere una reliquia del beato al Comando generale – ha aggiunto Luzi - è un messaggio rivolto a tutta l’Arma dei Carabinieri, quello di stare vicini alle persone che soffrono, facendolo da laici perché l’amore per il prossimo prescinde dal proprio ruolo».

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