sabato 24 settembre 2011
Ogni anno in Italia 40 milioni di viaggiatori raggiungono mete e luoghi sacri: Roma, Assisi, San Giovanni Rotondo. E cresce sempre di più la necessità di accompagnatori qualificati e capaci di cogliere anche gli aspetti teologici.
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Quaranta milioni di viaggiatori del sacro da tutto il mondo arrivano ogni anno solo in Italia. Un flusso impressionante. E in crescita: tra il 2004 e il 2008 i viaggi «religiosi» degli italiani sono raddoppiati. Il movimento gravita soprattutto su Roma, Assisi e San Giovanni Rotondo, ma sta scoprendo sempre più i centri minori, unendo la passione per la bellezza a l’esperienza di fede. «Arte sacra e turismo religioso costituiscono oggi per la Chiesa una risorsa importante, sia per l’annuncio sia come possibilità di contribuire allo sviluppo economico di un territorio – commenta don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza episcopale italiana –. Perché questo accada è necessaria la presenza di persone formate ad hoc». È un bisogno diffuso che emerge dagli stessi visitatori. «I turisti sono sempre più attivi nel programmare i propri percorsi. E il sacro è una voce importante nelle loro decisioni».Certo varia di area in area, ma in questo settore il volontario è la figura più diffusa. «Crediamo però che occorra integrare il volontariato, che resta una risorsa importante, con l’aspetto professionale». Per questo è importante, sottolinea don Lusek, il tipo di formazione: «Servono persone competenti in aspetti tecnici, come storia dell’arte e marketing del turismo e della cultura, e nella dimensione teologica e pastorale. Una chiesa non si visita come un museo: è un luogo di culto e di preghiera. Così come i musei diocesani prima di essere raccolte d’arte raccontano la storia di fede di un popolo».In questi anni diversi corsi sono stati attivati per formare personale qualificato. Tra questi spicca il corso di laurea (triennale e specialistica) in Arte sacra e turismo religioso promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Alberto Marvelli» di Rimini, diretto da Natalino Valentini. «Abbiamo aderito al Processo di Bologna, che chiedeva agli istituti come il nostro non solo di avvicinarsi alle strutture universitarie, ma di creare nuove forme di professionalità in ambito intra ed extra ecclesiale» dice Valentini. «La nostra proposta, rivolta soprattutto ai laici, si muove dalla coscienza della necessità di ripensare arte e bellezza come luoghi teologici e dottrinali, dall’alto potenziale oggi inespresso, e di intercettare la vocazione originaria del nostro territorio, puntando alla valorizzazione della cultura come volano di sviluppo civile ed economico». Perché la Romagna e la sua Riviera hanno visto cambiare negli anni il tipo di turismo: «Da quello di massa e balneare siamo passati al "divertimentificio" degli anni 80 e alla vocazione congressuale. Tutti modelli oggi in crisi, mentre cresce quello culturale. Dobbiamo essere pronti a captare la trasformazione. Non sempre, devo dire, le strutture ufficiali, tanto politiche quanto ecclesiali, hanno saputo sintonizzarsi sui mutamenti. Ma il momento è cruciale. In molti casi assistiamo a veri e propri pellegrinaggi che a partire dalle Basiliche bizantine di Ravenna o dal nostro Tempio Malatestiano fanno del viaggio un’esperienza spirituale».L’inserimento di figure professionali capaci di educare, di fare ricerca e di gestire potrebbe irrobustire il tessuto ecclesiale: «Molte diocesi hanno buone strutture a livello di media e di cultura. Ambiti che potrebbero essere affidati a chi abbia competenze tecniche e teologiche. Bisogna conciliare formazione e lavoro concreto se vogliamo toccare la realtà viva».
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