lunedì 5 agosto 2013
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A tredici anni faceva già l’attivista per i diritti umani. In Canada è ora la ragazza più conosciuta fra le sue coetanee in una graduatoria che al secondo posto vede Anna Frank. Si chiamava Shannen Koostachin (1996-2010). Era una giovane delle First Nations, cresciuta nella poverissima comunità di Attawapiskat. Qui, in un posto dal clima rigidissimo, le persone sono costrette a vivere in semplici tende oppure in misere baracche di legno prive di impianti di riscaldamento. Nelle case non c’è l’acqua corrente, non ci sono servizi igienici. Ci si scalda con rudimentali stufe a legna che facilmente causano incendi. Non è raro vedere segni di ustioni sui corpicini dei bambini, perché i piccoli giocando vicino alle stufette spesso si bruciano. A causa del freddo sono diffuse le malattie dell’apparato respiratorio, mentre le dissenterie sono causate dalla precarietà delle condizioni igienico-sanitarie. La povera scuola per i bambini venne abbattuta, perché ci si accorse che era stata costruita su un terreno contaminato. Shannen studiò dunque in una costruzione di fortuna, incapace di difendere i piccoli dal rigore dell’inverno e dalle incursioni dei topi che andavano a divorare le merendine dei ragazzi.Usando come mezzo Facebook e Internet, Shannen decise di far conoscere a tutti le condizioni in cui era costretta a crescere. I bambini di Attawapiskat divennero il simbolo di tutti i bambini aborigeni dimenticati dalla nazione e Shannen divenne la loro voce, sempre pronta ad intervenire in pubblico, a parlare nelle piazze e nelle scuole, interpellando i politici con rispetto e fermezza. In una lettera struggente scritta all’età di quattordici anni, Shannen spiega: «Voglio avere una migliore educazione, perché io voglio seguire i miei sogni e crescere e studiare per diventare un avvocato. Mio padre mi ha insegnato a trarre sempre ispirazione dai Sette Antenati. Amore, Rispetto, Verità, Onestà, Umiltà, Coraggio, Saggezza: ecco i Sette Antenati. L’ altra cosa che mio padre mi insegnò è di scegliere per la mia vita questi tre cardini: il primo è Dio, perché Lui creò me e te; il secondo è la famiglia perché la famiglia ti dà un sacco d’amore; il terzo è l’educazione, perché la cultura è molto importante».Shannen era spinta all’impegno dall’amore per i suoi fratellini : «Non mi piacciono le promesse non mantenute – scrive con decisione –. Non mi piace vedere che i miei fratellini devono andare a scuola in una catapecchia. Io sono una che non molla. Ai miei fratelli dico di pregare ed essere forti. Di alzarsi in piedi per i loro diritti e di non mollare mai. Di non avere paura e di ignorare chi vuole scoraggiarli».All’età di 14 anni, Shannen venne segnalata per il premio internazionale “Children’s Peace”. Purtroppo ella morì poco dopo in un tremendo incidente. Nel suo nome è nato in Canada il movimento «Il sogno di Shannen», che si batte perché tutti i bambini del Paese possano vedere riconosciuto il diritto allo studio, senza discriminazioni legate all’etnia.«Naturalmente io vorrei aiutare gli altri, anche quanti non sono aborigeni – aveva scritto Shannen – Io vorrei aiutare tutti quelli che riesco a raggiungere intorno a me e fare tutto ciò che posso per aiutarli. Per questo nella nostra cultura ci mettiamo in cerchio. Uno è rosso, uno è giallo, un altro è bianco e un altro è nero. Prendiamoci per mano, facciamo con forza un unico cerchio!»
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