Qui ad Haiti abbiamo festeggiato il secondo Natale dopo il devastante terremoto del 12 gennaio 2010. Sono stati ventiquattro mesi di intenso lavoro, di sacrifici e di sofferenza. Ci guardiamo intorno cercando un segno che i nostri sforzi siano serviti a qualcosa, che la situazione stia migliorando.
E guardandoci intorno incontriamo gli occhi della nostra gente. Sono gli occhi di una giovane mamma con i suoi gemellini al collo, uno per parte, che arriva timida e titubante, la preoccupazione che gli tira l’espressione altrimenti quasi sorridente. Hanno 11 mesi e stanno ancora quasi nel palmo di una mano. Leggeri come solo i bambini malnutriti sanno essere. La mamma si siede tra le altre sulla veranda del nuovo centro nutrizionale, una delle cinque strutture che la fondazione Avsi ha costruito dopo il terremoto grazie al sostegno di tanti amici, italiani e non. I bambini sgambettano insieme agli altri, le mamme invece sono tese e preoccupate e non parlano quasi. Arriva il turno della mia giovane amica. L’infermiera prende i bimbi con mani esperte per averne visti tanti, troppi nelle stesse condizioni. Mentre lei con discrezione misura e pesa, un assistente sociale poco più che ventenne parla alla mamma. «Hanno mangiato questa settimana? Ci sono nuovi casi di colera in famiglia? L’acqua potabile la trovate sempre?». Mentre la mamma un po’ più a suo agio comincia a rispondere, torna l’infermiera coi gemellini, sorridente. «Hanno preso peso! Da oggi passano al programma di mantenimento!». La giovane mamma non capisce bene i dettagli, ma sa che è una buona notizia. Inattesa, tra l’altro.
I bambini malnutriti spesso non ce la fanno in queste condizioni di vita ancora così difficili. Non sopravvivono alla sporcizia, alle malattie, non hanno difese contro il dilagare del colera. I gemellini, poi, hanno ancora meno speranze degli altri. Eppure dopo undici mesi di lotta, questi forse ce l’hanno fatta. Il programma di mantenimento significa una sola visita alla settimana, significa passare dalle bustine di intrugli speciali alla vera pappa, significa per la mamma essere inserita nel programma di attività generatrici di guadagno che stiamo portando avanti, primo passo per una emancipazione lunga e difficile. La mamma sorride adesso. Prende la prescrizione delle vitamine, la razione di farina e il prezioso “tagliando” per essere inserita nell’atelier di lavoro, anche questa una struttura nuova, frutto dei grandi sforzi di risposta all’emergenza. Le insegneranno a fare la sarta e tra tre mesi riceverà le prime “commande” di produzione.
Se tutto va bene, tra due anni esatti i bambini li vedremo arrivare alla nostra nuova scuola materna, per ora l’unica che funziona a
Cité Soleil, un quartiere di Port-au-Prince: dopo il terremoto, già è difficile ricostruire scuole elementari abbastanza rapidamente, nessuno ha tempo per le materne. Avsi invece ha deciso di puntare anche sui più piccoli, e dare sostegno alle famiglie costruendo strutture educative omnicomprensive. Se i tanti amici continueranno ad aiutarci, anche grazie alla “Campagna delle Tende” in corso in queste settimane, riusciremo a costruire un nuovo centro educativo, una nuova speranza per altri oltre 500 bambini e per le loro mamme.
La guardo andare via, con passo svelto e quasi saltellante. Loro ce l’hanno fatta. Come loro, in un anno altri 3.100 bambini malnutriti sono guariti. Per tanti non è così. È una vita in cui le sconfitte non si contano. Ma oggi siamo felici per lei, il nostro segno di speranza oggi è il sorriso della giovane mamma, sono i due gemellini, magri magri, ma con un futuro davanti.
In questo Natale 2011 ci giungono dall’Italia solo parole che esprimono difficoltà, crisi e preoccupazioni; noi da Haiti vorremmo invece esprimervi la nostra speranza, e il ringraziamento nostro, delle “nostre” mamme e dei loro bambini, per il sostegno di tanti amici rimasti anonimi, che ci ha permesso di fare cose grandi e che speriamo ci accompagni ancora. E un ringraziamento speciale al vostro giornale, che è tra i pochissimi a non essersi dimenticato di Haiti e a farci sentire, con la sua attenzione, ancora accompagnati e sostenuti. La speranza che si è accesa nel cuore è stata per noi il primo passo. Speriamo sia così anche per le tante famiglie italiane in difficoltà.