I tempi cambiano, il dovere per i cristiani è comportarsi come vuole Gesù: guardare il presente e «cambiare restando saldi nella verità del Vangelo». Quanto pronunciato ieri dal Papa nell’omelia a Santa Marta può forse sintetizzare il tono degli interventi dei padri sinodali invitati al briefing presso la Sala Stampa vaticana alla vigilia della conclusione dei lavori del Sinodo sulla famiglia. Nell’incontro svoltosi con la presenza del
cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, del cardinale canadese
Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec e del vescovo belga
Lucas Van Looy, padre
Federico Lombardi ha riferito che il testo della bozza della
Relatio finalis redatto dalla dalla Commissione e presentato giovedì sera ha riscontrato la «soddisfazione dei padri sinodali». Se si considera che gli emendamenti utilizzati per arrivare a questa versione della relazione finale sono stati 1.355, si comprende la complessità del grande e delicato lavoro compiuto dalla Commissione nel rispettare e rispecchiare fedelmente tutte le proposte emerse dai Circoli minori. «La gamma degli argomenti trattati è stata naturalmente molto ampia – ha detto il direttore della Sala stampa vaticana – però tutti hanno fatto un chiaro ringraziamento, direi ammirato, per il lavoro della Commissione, perché, a detta dei padri, veramente si tratta di un testo ordinato, soddisfacente anche rispetto all’
Instrumentum laboris che era più frammentario e meno coerente». Dopo la riunione di ieri mattina, dedicata agli interventi liberi di cinquantuno padri sinodali, la Commissione ha integrato al testo anche le ultime osservazioni per rifinire il testo definitivo che oggi viene votato, paragrafo per paragrafo. Uno dei punti da rifinire ha riguardato il punto del rapporto tra la coscienza e la legge morale. L’arcivescovo di Québec ha ricordato che «il lavoro svolto non diventerà un testo legislativo, ma un testo che riunirà tutto quello che abbiamo detto nello spirito di sinodalità da consegnare al successore di Pietro e dunque anche se l’esito non sarà unanime questo non è un problema». Il cardinale Turkson ha fatto osservare che la bozza della Relazione finale ha «riflesso e riunito armonicamente i tanti punti di vista dei padri sinodali». Quindi, rispondendo ai giornalisti ha affermato che la visione di blocchi contrapposti non corrisponde al processo sinodale vissuto all’interno caratterizzato dall’espressione di punti di vista differenti, di pastori che vengono dai contesti di cinque continenti: «Essendo i padri sinodali di diversi continenti, dunque di diverse culture e prassi pastorali, gli approcci sono diversi: ma ciò non indica la formazione di blocchi contrapposti, semmai è l’invito a un’apertura larghissima a tutte le situazioni in cui il matrimonio viene celebrato e vissuto». «Se tutti la pensiamo allo stesso modo, allora nessuno pensa – ha detto il cardinale Gerard Cyprien Lacroix –. La diversità di opinioni è un esempio di buona salute ». «La differenza è una grande ricchezza – ha ripreso monsignor Lucas Vanlooy – ci siamo confrontati, abbiamo riflettuto e cercato di comporre le diverse sensibilità e le diverse opinioni. Personalmente ho sentito questo Sinodo come un cammino che ha anche segnato la fine del giudicare le persone e mostrato una Chiesa che cammina con le persone, che parla con chiarezza e allo stesso tempo sa mettersi in ascolto». Il cardinale Peter Turkson ha ricordato infine che «il sacramento del matrimonio è un sacramento di discepo-lato, di persone cioè che cercano di fare un cammino con il Signore. Il Sinodo, allora, è stato anche un’occasione di rivivere questo sacramento, di capire il discepolato», ha concluso quindi Turkson e pertanto «questo è un Sinodo emblematico della vita della Chiesa, perché la vita della Chiesa così come la vita del matrimonio per camminare ed essere vissuta richiede l’aiuto della grazia del Signore».