Nel corso dell’ottava Congregazione generale, nel pomeriggio, seguendo lo schema dell’Instrumentum laboris, il dibattito generale ha affrontato il tema de "La Chiesa e la famiglia di fronte alla sfida educativa (III parte, cap. 2) La sfida educativa in genere / L’educazione cristiana in situazioni familiari difficili".
Innanzitutto, è stata ribadita la vocazione alla vita come elemento fondante della famiglia; di qui, l’invito ai fedeli affinché approfondiscano la conoscenza dell’Enciclica di Paolo VI Humanae vitae, comprendendo così meglio anche il significato del ricorso ai metodi naturali di regolazione della fertilità e della non accettazione della contraccezione. Unione e procreazione – si è detto – non sono separate dall’atto coniugale. Ribadita, quindi, cin forza la condanna della manipolazione genetica e della crioconservazione degli embrioni.
Da più parti, inoltre, è stata evidenziata la tendenza di alcuni Paesi ed organizzazioni del mondo occidentale di presentare, in particolare nel contesto dell’Africa, alcuni concetti (tra cui l’aborto e le unioni omosessuali), come "diritti umani", legando gli aiuti economici e forti campagne di pressione alla recezione di tali concetti. A tal proposito, è stato anche evidenziato che l’espressione "diritti alla salute sessuale e riproduttiva" non ha, nell’ambito del diritto internazionale, una definizione precisa, finendo per racchiudere in sé principi in contraddizione tra loro, come la condanna dell’aborto forzato e la promozione dell’aborto sicuro, oppure la tutela della maternità e la promozione della contraccezione. Pur se privi di valore vincolante, tuttavia la promozione di tali "diritti" rappresenta un rischio, perché può influenzare l’interpretazione di altre norme, in particolare nel campo della lotta contro la discriminazione della donna.
Si è tornati, poi, a ribadire l’importanza di una adeguata preparazione al matrimonio, poiché la sua celebrazione sembra ridursi sempre più alla dimensione sociale e giuridica, invece che religiosa e spirituale. Il percorso preparatorio – è stato notato – spesso viene percepito dai nubendi come un’imposizione, un compito da assolvere senza convincimento e risulta essere troppo breve. Poiché, invece, il matrimonio è una vocazione per la vita, la sua preparazione dovrebbe essere lunga ed approfondita, come avviene per la vita religiosa. E’ stata anche evidenziata, nei nubendi, una frequente mancanza di consapevolezza del valore sacramentale del vincolo matrimoniale. Tanto che la celebrazione del rito matrimoniale, è stato detto, non è automaticamente la celebrazione del sacramento matrimoniale.
Riguardo allo snellimento delle procedure per i processi di verifica della nullità matrimoniale, è stata ricordata la Commissione speciale di studio per la riforma del processo matrimoniale canonico, istituita dal Santo Padre Francesco in data 20 settembre 2014, ed è stato poi auspicato il raggiungimento di una procedura più semplice, purché una ed unica per tutta la Chiesa. Sulla doppia sentenza conforme conseguente all’obbligatorietà dell’appello, inoltre, ci si è chiesti se sia possibile ipotizzare di lasciare al discernimento del vescovo la determinazione di ricorrere o meno in appello. Al contempo, si è auspicata una maggiore presenza di giudici laici opportunamente preparati, in particolare anche donne, nei Tribunali ecclesiastici.
Quindi, si è insistito sulla necessità che anche i sacerdoti siano ben preparati sulla pastorale del matrimonio e della famiglia e possano utilizzare anche le omelie come ad un momento privilegiato ed efficace per annunciare ai fedeli il Vangelo della famiglia. C’è bisogno, si è detto, di formazione e informazione, perché la santità spirituale del sacerdote, la sua creatività ed il suo rapporto diretto con le famiglie sono particolarmente apprezzati dai fedeli.
Ancora: si è riflettuto sul rapporto tra migrazioni e famiglia, ribadendo che il nucleo familiare è un diritto fondamentale da riconoscere per ogni migrante ed esortando le politiche migratorie internazionali a tutelare il diritto all’unità familiare. Per i migranti – si è detto – la famiglia è elemento essenziale per l’integrazione nei Paesi di destinazione.
Durante l’ora dedicata al dibattito libero sono emersi, in particolare, tre temi: riguardo ai divorziati risposati, è stata evidenziata la necessità di un percorso penitenziale, accompagnato anche da una riflessione sui divorziati rimasti soli, che spesso soffrono in silenzio, ai margini della vita sociale. In secondo luogo, si è sottolineato il bisogno di tutelare i figli di coniugi divorziati dalle ricadute psicologiche del divorzio su di loro. In quest’ambito, è stato ricordato che un’adeguata pastorale dei bambini spesso può riavvicinare i loro genitori alla Chiesa.
In terzo luogo, è stata richiamata l’importanza del rapporto tra la famiglia e l’educazione dei figli, con particolare riferimento al diritto dei genitori di scegliere il progetto educativo più adatto per i loro figli, così che questi ultimi possano ricevere un’educazione di qualità.