Nei giorni in cui la comunità cattolica in Pakistan ricorda il 5° anniversario della morte di Shahbaz Bhatti, il ministro cattolico per le minoranze ucciso il 2 marzo 2011, a Islamabad, la Chiesa in Pakistan inizia a raccogliere le testimonianze che potranno servire ad aprire il processo diocesano per dichiarare Bhatti “martire”.
Chi era Shahbaz Batti? Leggi l'approfondimento su Avvenire su Bhatti e il Pakistan che chiede libertà.
Come riportato anche dal Sir, i cattolici pakistani sperano che Papa Francesco interceda per l’avvio di un processo di canonizzazione di Shahbaz Bhatti, ucciso nel 2011 per aver chiesto al parlamento del Pakistan di modificare la legge sulla blasfemia, che punisce con la morte o il carcere a vita chi insulta il profeta Maometto o chi profana il Corano. Una legge usata come pretesto per vendette e ritorsioni personali, che colpisce indiscriminatemente sia le minoranze religiose (i cristiani sono il 2% di 180 milioni di abitanti, il 95% sono musulmani, il restante 3% indù, buddisti o fedeli di altre religioni), sia i musulmani. Si pensi al caso di Asia Bibi, madre e moglie, pakistana, di religione cattolica imprigionata dal 2009 per l'accusa di blasfemia: leggi la campagna di Avvenire su Asia Bibi.
Padre John Williams, impegnato con la Commissione “Giustizia e pace” della diocesi di Islamabad, in un'intervista rilasciata all'agenzia
Fides: “Nell'islam chiunque muoia per la fede è uno ‘shahid’, un martire. Per la Chiesa cattolica il processo è più lungo, ma dopo cinque anni dalla morte si può avviare una indagine diocesana. In diocesi si stanno iniziando a
raccogliere le
testimonianze utili a questo. Diverse persone si stanno interessando. Il vescovo di Islamabad ha dato il placet e ha coinvolto quello di Faisalabad, diocesi dove
Bhatti è nato e vissuto. Allora in quella diocesi il vescovo era monsignor Joseph Coutts, oggi a Karachi, attuale presidente della Conferenza episcopale”.
"L’attuale vescovo di
Islamabad, Rufin Anthony, è nato nello stesso villaggio di
Bhatti e conosce bene il posto, la famiglia, la comunità locale - ha proseguito padre Williams -. Vi sono tutte le circostanze favorevoli per compiere una indagine accurata che speriamo possa dare esito positivo. Tutta la comunità cattolica in
Pakistan lo spera. Il ricordo di
Bhatti è ancora vivo e in questi giorni vi saranno molte commemorazioni”.
Padre Bonnie Mendes, anch’egli di Faisalabad, che conosceva
Bhatti fin dall’infanzia si è soffermato sul valore della testimonianza del Vangelo in
Pakistan: “Come cristiani in
Pakistan siamo chiamati a dare testimonianza del Vangelo di Gesù Cristo - ha spiegato il religioso -. La nostra vocazione è vivere il Vangelo in
Pakistan. Significa essere uomini e donne di pace, rispondendo al male con il bene, accettando la croce di Cristo. Questa è la nostra missione, confidando sempre nella salvezza che viene da Dio e non dagli uomini. È quello che ha vissuto
Shahbaz Bhatti. Suo padre gli ha lasciato una profonda fede, insegnandogli ad essere fedele fino alla fine. Shahbaz Bhatti lo è stato fino al punto del martirio. Voleva aiutare l'emancipazione di tutti, dei poveri e degli emarginati. Per questo ha dato la sua vita” .