Scribi e farisei, con le loro prescrizioni tutte esteriori e formali, prive di cuore, che opprimono il popolo,
sono ancora tra noi. Lo ha ricordato stasera a Gubbio il segretario della Cei,
Nunzio Galantino, durante la messa che ha concluso la seconda giornata della
Settimana liturgica nazionale, commentando uno dei passaggi più noti del Vangelo, quello di
Matteo 23 («Guai a voi…»).
La distanza tra Gesù e spirito farisaico è incolmabile: «Gesù vuole persone ricche di vita e di gioia, scribi e farisei preferiscono l’oppressione». Lo scontro è inevitabile, e scontato il suo esito. E oggi? Galantino ricorda
Benedetto XVI alla
Via Crucis del Venerdì Santo 2005 («
Quanta sporcizia nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui!»): «Ricordiamo certe reazioni negative? E abbiamo presenti i richiami a
Francesco, i consigli di “prudenza” affinché eviti di denunciare ciò che non va nella Chiesa?».
«Tutti invochiamo riforme e rinnovamento - ha concluso Galantino - ma guai a chi ci prova. A nessuno viene perdonato il linguaggio chiaro, limpido, esplicito. Neanche tra di noi». Ed essere chiari significa non dimenticare i tre pilastri a cui tenerci ancorati: giustizia, misericordia, fedeltà.
Stamattina, nella chiesa di San Domenico, è intervenuto anche
dom Ildebrando Scicolone (“I sacramenti, celebrazione della misericordia di Dio”): «Noi celebriamo perché abbiamo bisogno di metterci in contatto continuo con la Pasqua, ed esserne a poco a poco trasformati». Domattina i lavori proseguono con la relazione del vescovo di Novara,
Franco Giulio Brambilla, che approfondirà il noto passo della
Evangelii gaudium (47): «L’eucaristia non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli».