Gianluca Benedetti © 2016
Dopo i saluti dei vescovo di Gubbio, Mario Ceccobelli, del sindaco Filippo Stirati e del presidente del Cal (Centro di azione liturgica), Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta, è toccato a padre Ermes Ronchi introdurre la Settimana. Compito che il servita ha svolto con la sua proverbiale schiettezza. «La misericordia – ha detto - deve perdere la sua fissità di teoria per diventare gesto, azione, processo, dinamismo. Liturgia appunto».
Eppure, quante celebrazioni senza pathos, senza sorrisi, senza misericordia, che possono indurre molti ad abbandonarle, non per “mancanza di fede” ma per banalissima noia.
La soluzione è la bellezza del Vangelo: «Una liturgia – conclude Ronchi - è sana quando è bella, senza sciatteria. Una sobria bellezza: che significa semplificare la nebbia di parole, il linguaggio da prontuario, l’ovvietà riciclata, e andare al nocciolo, al cuore semplice della fede. E usare solo le parole che tiri fuori da dentro, che sono diventate carne e sangue. Solo quelle sono vere».