Richiama tutti al senso di responsabilità e chiede un atto d'amore per Napoli. Il cardinale
Crescenzio Sepe, arcivescovo della città, per l'avvio questa sera dell'anno pastorale, sprona a una "crescita della coscienza civile" senza la quale, scrive nella lettera, "non si potrà mai sperare in un recupero decisivo della città". "Il testo di una canzone napoletana [Napule è 'na carta sporca e nisciun se n' import e ognuno aspetta 'a ciorta] - dice Sepe, citando Pino Daniele - descrive la nostra città come una carta sporca, una realtà imbrattata e ferita, di cui nessuno si prende cura. Ma l'autore aggiunge significativamente che l'origine di tutti i mali è nella condotta passiva, con cui ognuno - più che essere interprete del proprio futuro - si rassegna aspettando dalla sorte la soluzione dei propri problemi"."Occorre, in primo luogo, abbandonare vecchi modi di pensare, concezioni religiose parziali e superate - sottolinea -. Così ad esempio possiamo domandarci perché non abbiamo usato il necessario rigore nel condannare chi sistematicamente danneggia irreparabilmente l'ambiente. Sotterrare rifiuti tossici è una colpa più grave di tante altre, enfatizzate da una certa tradizione morale, perché causa l'insorgenza di malattie mortali per innumerevoli cittadini"."Chi non paga le tasse o è un falso invalido o chi marca il cartellino per colleghi latitanti - conclude - si macchia di una colpa grave perché coscientemente e continuamente si appropria di risorse destinate al bene comune".