giovedì 12 maggio 2016
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« A nche un tappo può dare una mano o, meglio, persino “crearla”»: lo hanno dimostrato a papa Francesco – durante l’udienza generale di ieri– quindici alunni dell’Istituto romano “Massimiliano Massimo” nel presentargli l’innovativo progetto Crowd4Africa che trasforma, appunto, «tappi di bottiglia in protesi per bambini con la mano amputata, grazie alle stampanti 3D». Con i giovani, tra i quindici e i diciassette anni, hanno collaborato venti genitori assieme a settanta bambini alunni della scuola retta dai gesuiti. Il progetto è stato interamente realizzato attraverso dei corsi gratuiti: riuscendo così a costruire sessanta stampanti 3D open source. L’obiettivo «è fornire a due ospedali africani un sistema completo per produrre protesi e altro materiale sanitario utilizzando rifiuti plastici – ha spiegato il coordinatore Claudio Becchetti – nella convinzione che la formazione dei ragazzi sia completa solo aiutando gli altri». Si è trattato, in sostanza, di mettere a disposizione dei medici che operano in Africa una “mini fabbrica” e i relativi modelli 3D in modo che possano produrre in loco le protesi. Sono stati scelti come istituti di riferimento per questo progetto pionieristico il Lacor St. Mary hospital a Gulu, in Uganda, e il Centro sanitario di Kenge, nella Repubblica Democratica del Congo. A costi bassissimi sarà dunque possibile garantire un futuro all’insegna dell’autosufficenza a tanti bambini, altrimenti destinati all’emarginazione assoluta. Ad accompagnare i ragazzi all’incontro con il Papa era presente anche il gesuita Giovanni La Manna, rettore del “Massimo”. «Questa iniziativa concreta – ha osservato il religioso – sta unendo ancor di più le famiglie, consentendo di passare più tempo insieme per fare qualcosa di utile per chi è meno fortunato». (F.Riz.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Il dono degli studenti del “Massimo”
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