Una scuola elementare - Archivio Avvenire
Un ringraziamento, una analisi ed alcune proposte. Sono i fili rossi che attraversano la lettera intitolata «A quanti sono coinvolti nella missione educativa delle scuole cattoliche», diffusa da due dicasteri vaticani: quello per la Cultura e l’educazione e quello per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.
Si tratta di una lettera che pone le proprie radici nell’incontro che i due Dicasteri vaticani hanno realizzato il 22 maggio scorso durante il quale hanno «invitato in Vaticano alcuni protagonisti della rete mondiale delle scuole cattoliche, affinché raccontassero in prima persona le potenzialità e le fatiche della missione educativa, in questa stagione della storia». E proprio guardando a questo patrimonio scolastico ed educativo viene evidenziato che «una porzione molto consistente delle più di 240mila scuole cattoliche presenti nell’educazione primaria e secondaria nel mondo» sono nate e vengono gestite proprio da Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica.
A firmare la lettera sono i prefetti dei due Dicasteri (il cardinale José Tolentino per la Cultura, e il cardinale Joao Braz de Aviz per la Vita consacrata), assieme ai rispettivi segretari di Dicastero, che sottolineano come questa voglia essere una tappa del cammino in cui lavorare insieme, nell’ascolto reciproco.
La lettera congiunta parte dal ringraziamento a tutti coloro che permettono alle scuole cattoliche di esistere, continuare la propria azione educativa, guardando al futuro. Il grazie a docenti e personale tecnico-amministrativo, che «compongono la comunità educativa globale, fili di colori diversi tessuti in un unico arazzo». I due prefetti non dimenticano di ringraziare anche le famiglie, che «crescono i loro figli e le loro figlie in una alleanza educativa con le scuole cattoliche». E non manca un chiaro riferimento alle diocesi e alle congregazioni religiose, che «investono notevoli energie umane e risorse finanziarie per il mantenimento di scuola di lunga data e per la costituzione di nuove». È a tutti questi attori che il sistema educativo cattolico oggi rappresenta un patrimonio diffuso in tutto il mondo.
Come detto, la lettera parte dall’incontro che qualche settimana fa ha visto i due dicasteri ascoltare i protagonisti sul campo educativo provenienti da tutto il mondo. Ma cosa è emerso? Vi sono aspetti critici comuni a tutti i Paesi, ad iniziare dagli effetti della pandemia sui sistemi educativi. Sotto questo profilo, sottolinea la lettera, le criticità non hanno fatto sconti a nessuno. Così come la preoccupazione per la crisi economica globale, che porta con se un aumento della povertà grave e l’aumento delle diseguaglianze nella popolazione mondiale. L’andare a scuola, in alcune zone del mondo, può essere compromessa dall’accesso alle tecnologie, ma anche all’acqua, al cibo, alla salute. Ma anche la dove tutto questo è garantito, come nel mondo occidentale, le scuole cattoliche spesso scontano il fatto di «un mancato riconoscimento da parte del sistema legislativo della parità economica delle scuole non statali». E se la denatalità da un lato vede ridursi la popolazione scolastica, dall’altro il calo delle vocazioni vede le congregazioni religiose in forte difficoltà a mantenere invariato il proprio campo di missione, compreso quello educativo. È noto che ogni anno diverse scuole, anche di lunga storia, sono costrette a chiudere o a ridimensionarsi non solo per i costi, ma anche per il personale, la propria presenza. «Dove si spegne una scuola diocesana o religiosa - commentano i due Dicasteri - si cancellano dall’ambiente educativo le impronte della storia di quell’unica Chiesa locale, del carisma inconfondibile di quella famiglia religiosa». Insomma «si spegne un luogo che identifica e custodisce una porzione di speranza».
E proprio alla speranza - o meglio al non volersi arrendere alle avversità - fa appello la lettera chiedendo alle scuole cattoliche di avere uno sguardo lungimirante sul proprio futuro. Ecco forte l’invito «urgente e necessario, a far coro tra i vari Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica, impegnati nell’educazione». Un invito a fare coro che coinvolge l’intera comunità cristiana, perché «venga garantita la possibilità di echeggiare la voce educativa di una diocesi e perfino il timbro singolare di un carisma religioso».