Il dono dei figli è frutto dell'amore tra l'uomo e la donna e riconoscere "le strabilianti" scoperte della "tecnoscienza" non significa "subirne" tutti
i risultati. "Non significa - spiega l'arcivescovo di Milano,
cardinale Angelo Scola, proprio nei giorni in cui si è aperto il
dibattito dopo lo scambio di embrioni fra due coppie che si
erano sottoposte alla procedura di fecondazione assistita -
lasciarsi dominare da una sorta di imperativo tecnologico:
siccome si può fare, si deve fare".
"La Chiesa - ha ricordato Scola
nell' omelia della messa di Pasqua nel Duomo di Milano - afferma
il bene universale della vita "dal suo concepimento fino al suo
termine naturale e invita a riconoscere il dono del figlio come
frutto dell'unione d'amore tra l'uomo e la donna in cui spirito
e corpo di entrambi siano coinvolti". E riconoscere e
valorizzare "le strabilianti scoperte della tecnoscienza non
significa subirne tutti i risultati, quasi lasciandosi dominare
da una sorta di imperativo tecnologico: siccome si può fare, si
deve fare".
"I cristiani - ha proseguito il cardinale in un altro
passaggio del suo intervento - propongono con rispetto, ma con
decisione, come un insostituibile pilastro di vita buona questa
visione integrale della esistenza anche nelle nostre società
plurali. La vita nel Risorto sparge nel terreno delle relazioni
un seme di gratuità che le farà fiorire e dare frutti in favore
di tutti".