sabato 24 settembre 2011
È il giorno del cardinale Angelo Scola, che domenica farà il suo ingresso in Duomo da arcivescovo della Diocesi di Milano. Ad attenderlo una metropoli che si prepara a ospitare nel 2012 l'Incontro mondiale delle famiglie.
Nella sua Malgrate gli amici di sempre
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Comunicare la bellezza, la verità e la bontà di Gesù Risorto è l’unico scopo dell’esistenza della Chiesa e del ministero dei suoi pastori», scriveva il cardinale Angelo Scola nel Saluto a Milano del 28 giugno, giorno della sua elezione alla sede ambrosiana. «Vi assicuro che il mio cuore ha già fatto spazio a tutti e a ciascuno», proseguiva chiedendo a tutti i fedeli milanesi «l’accoglienza della fede e la carità della preghiera». E poi: «Sono preso a servizio di una Chiesa che lo Spirito ha arricchito di preziosi e variegati tesori di vita cristiana dall’origine fino ai nostri giorni... Mi impegno a svolgere questo servizio favorendo la pluriformità nell’unità. Sono consapevole dell’importanza della Chiesa ambrosiana per gli sviluppi dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso». Quelle e altre parole, offerte e condivise in queste settimane di vigilia, ora sono chiamate a farsi realtà. A farsi carne. Nella vita di quella porzione del «popolo di Dio in cammino» che è la diocesi di Milano. Che domani accoglierà il suo nuovo arcivescovo nel giorno del solenne ingresso.
La memoria dei martiri, le sfide del presenteHa chiara la bussola per iniziare la nuova avventura, il successore del cardinale Dionigi Tettamanzi: «La nobile tradizione della diocesi ambrosiana ti offrirà preziose indicazioni per l’inizio di questo importante ministero», gli aveva scritto Benedetto XVI nella lettera di nomina. Quella tradizione non gli è estranea. Tutt’altro. «La Chiesa di Milano – attingiamo ancora al Saluto di Scola – è la mia Chiesa madre. In essa sono nato e sono stato simultaneamente svezzato alla vita e alla fede». Parole che illuminano gesti e luoghi dell’itinerario d’ingresso. La prima tappa è a Malgrate, provincia di Lecco, diocesi di Milano, il paese natìo dove domani sosterà in preghiera nella chiesa dov’è stato battezzato e al cimitero sulla tomba dei genitori Regina e Carlo – la madre, donna dalla profonda, salda fede cattolica; il padre, camionista, d’ideali e militanza socialista. Passione di Dio. Passione dell’uomo. Lì Scola ha imparato a respirare. A due polmoni. Ma con un cuore solo. Un’anima sola. Come i primi cristiani: ed è la seconda tappa dell’ingresso, stavolta a Milano. Alla basilica di Sant’Eustorgio per il tradizionale omaggio al più antico luogo di culto della città, dove riposano i primi martiri della Chiesa milanese. Poi lo attende il Duomo, dove entrerà accompagnato da Tettamanzi e riceverà, come i predecessori, l’anello episcopale e il pastorale di san Carlo Borromeo. Ma l’ingresso di domani è solo il primo passo di un cammino che lo chiama a entrare nel vivo dei molteplici «mondi» che costituiscono la realtà ecclesiale e sociale milanese. Ecco allora, nelle prossime settimane, gli incontri con le sette zone pastorali e quelli con i «mondi» della fragilità, della cultura, dell’economia, della politica.
La vocazione di Milano per la Chiesa e il PaeseNella Chiesa e nella città che si preparano a celebrare l’Incontro mondiale delle famiglie nel 2012, il 1700° anniversario dell’editto di Costantino nel 2013 e l’Expo nel 2015, Scola arriva con la convinzione – ha dichiarato pochi giorni fa a Radio Vaticana – che solo scegliendo «la strada di relazioni buone e di pratiche virtuose» un Paese dalla società civile ricca e dinamica come l’Italia potrà uscire «dal male oscuro di questa crisi. Milano sicuramente – è sotto gli occhi di tutti – ha un compito capitale insostituibile in questa direzione». «Centro industriale ed economico importante, Milano non perda di vista Dio e i valori della fede», ha auspicato Benedetto XVI mercoledì a Castel Gandolfo, consegnando a Scola il pallio, simbolo della sua autorità di metropolìta. Le cose quotidiane e quelle materiali non vanno bene se non sono penetrate dalla luce di Cristo, aveva detto il Papa: Milano deve sentire la responsabilità di questo compito e tenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo. Una responsabilità che Scola vuole condividere con tutte le «membra» della sua Chiesa. A partire dai giovani ambrosiani, che ha incontrato per la prima volta con Tettamanzi alla Gmg di Madrid, poco più di un mese fa: nel clima di festa e di commozione di quel giorno, chiese loro di aiutarlo a camminare nella sequela di Cristo. Nella certezza che «il cristianesimo – ha spiegato Scola in un’intervista ai media cattolici del Veneto – è essenzialmente un incontro personale con Cristo nella comunità cristiana, prima di essere anche una dottrina e una morale». «Un uomo di grande cultura, di molteplice esperienza, di forte passione ecclesiale», ha detto Tettamanzi di Scola annunciandone la nomina a Milano. Il pastore, l’educatore, il teologo, l’intellettuale. Il vescovo di Grosseto. Il rettore della Lateranense. Il patriarca di Venezia. Ora, l’arcivescovo di Milano. Sulla cattedra di Ambrogio e di Carlo, con il motto che lo guiderà anche nella nuova sede: Sufficit gratia tua.
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