Il tema: «Pieni di Spirito per nutrire il mondo». Il passo evangelico: Gesù che dice «Io sono il pane della vita». Il messaggio: la vita nello Spirito «è bella, è vera, è buona, e vale la pena di viverla fino in fondo. Ma solo insieme». Il primo gesto: il saluto ad un gruppo di ragazzi disabili, che lo hanno accolto all’arrivo nel grembo di San Siro. Ecco le coordinate dell’incontro del cardinale Scola con i ragazzi della Cresima, i loro genitori, catechisti, educatori, sacerdoti, che ieri pomeriggio ha raccolto al Meazza cinquantamila partecipanti giunti da tutte le Zone pastorali della diocesi. Un «popolo» che ha riempito di vita, entusiasmo e colori le gradinate, fino al terzo anello. Così il campo di gioco, grazie alle belle, efficaci coreografie capaci di evocare, col linguaggio del movimento e della musica, verità e realtà della fede come il «Gesù pane spezzato sulla croce», che Scola ha ripreso per avviare la sua riflessione.«Senza lo Spirito noi non possiamo capire il valore della parola che usiamo di più: amore. Ricevendo, nella Chiesa, la Cresima, lo Spirito entra in noi, prende dimora in noi e ci educa al vero amore, che non strumentalizza l’altro ma vuole il bene dell’altro», dirà poi Scola. «Le nostre comunità cristiane, le famiglie, gli oratori, le associazioni, i movimenti – ha quindi spiegato – sono la presenza viva, reale, dello Spirito d’amore che è Gesù. Vi vogliono bene e vi vogliono portare alla felicità». Quindi: «Mostriamo la fame di questo pane, perché pieni dello Spirito d’amore possiamo nutrire il mondo». Ecco, allora, la consegna di una raccolta di fondi destinata, quest’anno, alla costruzione di un centro di formazione per l’agricoltura e l’allevamento di una parrocchia nella diocesi di Mbalmayo, in Camerun. Ed ecco, alla fine dell’incontro, l’invito di Scola ai ragazzi perché sostengano con la preghiera e la solidarietà il suo viaggio in Libano e Iraq, in particolare la tappa di Erbil, «dove il 19 e 20 giugno porterò il sostegno e l’amicizia della Chiesa di Milano» ai cristiani perseguitati e sfollati, costretti alla fuga dall’avanzata dell’Is. «Prima di dormire – ha chiesto Scola – recitate un’Ave Maria per questi nostri fratelli e per tutti gli uomini e donne che sono perseguitati per il loro credo o il loro senso della vita».