mercoledì 21 maggio 2014
Michele era detective. Ha lasciato posto e fidanzata:  «Resistevo perché aspiravo a una  famiglia, ma solo
così sono felice».
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Sedici nuovi preti per la Chiesa di Napoli. Non succedeva dal 1967, è accaduto domenica 11 maggio, nella chiesa cattedrale, per 16 diaconi, uomini con storie e percorsi diversi: tra di loro c’è chi ha avuto una vocazione adulta, chi sin da piccolo pensava al sacerdozio, chi era avviato professionalmente, chi ha fatto esperienza in cammini associativi e formativi.Tra i giovani, che hanno scelto di rispondere alla chiamata del Signore c’è anche Michele Scognamiglio, 27 anni, neo seminarista al primo anno, di Portici, Comune che confina con Napoli. Una vita che cambia all’improvviso. «Non mi mancava niente eppure non riuscivo a essere felice», racconta. La sua è una famiglia semplice, papà operaio, mamma casalinga, sorella impiegata. Michele studia si diploma in perito informatico, poi inizia a lavorare: dapprima il programmatore informatico, poi l’assunzione a tempo indeterminato in un’agenzia di sicurezza e investigazione. Tra cimici, microspie e fotocamere, Michele matura il desiderio di una famiglia e di paternità. Ha una fidanzata, l’auto, il posto fisso eppure la sua vita sembra incompleta. «Sin da piccolo frequentavo la parrocchia, l’Azione cattolica – aggiunge – e i sacerdoti mi chiedevano di entrare in seminario: ma il mio "no" era fermo e deciso. Un’esperienza che mi ha molto segnato fu la partecipazione a un campo estivo: fui coinvolto come animatore Acr, responsabile dei ministranti e incaricato della sala oratorio». La vita di Michele si svolge in un continuo servizio alla comunità parrocchiale, l’Immacolata Concezione a Portici. «Nell’ottobre del 2011 – prosegue il giovane seminarista – mentre preparavo un video per il gruppo Cresima adolescenti con a tema "il progetto di Dio da scoprire", iniziai a domandarmi, quale fosse davvero il mio». Le prime domande, i primi dubbi. Ma Michele «resiste» alla chiamata del Signore. Il 28 aprile 2012, durante un’adorazione serale, il Signore bussa di nuovo: «In quell’adorazione risuonarono le parole del Padre: "non aver paura, io sono con te, abbi coraggio, quando avrai qualche difficoltà ti sarò vicino per aiutarti". Allora, ho detto il mio "eccomi"». Una missione in Guatemala nell’estate del 2012 per raggiungere un amico sacerdote lo mette di nuovo in difficoltà: «Dovevamo occuparci della denutrizione dei bimbi, mentre pesavo uno di loro, pensai che, da prete, mi sarebbe stata negata la paternità e scoppiai a piangere. Ma, tornato a Napoli, nel Vangelo ho trovato la risposta».Oggi Michele è in Seminario, «per diventare – spiega – un "uomo della Parola di Dio", custodendola, vivendola e donandola a ogni uomo che incontro». Un cammino lungo e difficile, ma «niente è facile – ribatte sorridendo – bisogna fare l’esperienza dell’abbandono nelle braccia del Signore, anche se la scelta comporta sempre rinunce e sacrifici. Tutto può essere superato se la mia fede sarà forte perché è la fede che dona coraggio e sono sicuro che il Signore non mi abbandonerà».
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